
Alle 17, all’Accademia delle Scienze, via Accademia delle Scienze 6, Maria Caramelli, Accademia delle Scienze, medico veterinario, già direttore generale f.f. dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e direttore sanitario dello stesso Istituto, interviene su “Animali e pandemie: un incrocio pericoloso. Dalla peste nera al Covid”.
Introduce Marco Mezzalama, dell’Accademia delle Scienze.
Primo appuntamento del nuovo ciclo, in collaborazione fra Accademia delle Scienze e Musei Reali di Torino, dal titolo “Quattro punti di vista sugli animali“.
Ingresso libero.
Le zoonosi sono le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, in modo diretto o indiretto, ad esempio attraverso acqua e alimenti. Anche il SARS- Cov-2 è un virus zoonotico. Secondo l’OMS le zoonosi oggi rappresentano il 65% delle malattie infettive emergenti.
Questa inquietante prevalenza è indubbiamente legata ai cambiamenti climatici in corso. Queste malattie infatti derivano in gran parte dalla fauna selvatica, e originano dallo scarso controllo dell’interfaccia animale-uomo, soprattutto in alcune aree del mondo. La mescolanza di virus, batteri e parassiti tra uomo e animali, e tra animali domestici e selvatici, agevola il salto di specie. Lo sfruttamento dell’ambiente gioca un ruolo cruciale perché la distruzione degli habitat naturali mette a stretto contatto gli animali selvatici e gli esseri umani, in particolare nei grossi insediamenti urbani. La deforestazione e l’urbanizzazione sono fenomeni che a loro volta favoriscono la diffusione delle zoonosi.
L’altro fattore climatico fondamentale sul fronte zoonotico è il riscaldamento globale. Esso incrementa la presenza di insetti e artropodi, vettori di virus e batteri che trovano il loro portatore in diversi animali selvatici causando gravi infezioni nell’uomo, quali le malattie da zecche e da zanzare. Non solo, il riscaldamento incide direttamente sulla sicurezza dei cibi. L’EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, ha evidenziato 25 rischi legati all’aumento delle temperature della terra e soprattutto del mare.
Cerchiamo di comprendere questi nuovi rischi con l’approccio detto One Health, che prevede una sinergia intensa e strutturata tra veterinari, medici, agronomi ed ecologi.
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