Alta Langa e Franciacorta, confronto di bollicine


Il mese di maggio ha portato La Prima dell’Alta Langa alla Reggia di Venaria e Franciacorta Experience a Palazzo Copernico Garibaldi. Il racconto di due masterclass con etichette lungamente a contatto con i lieviti.

Sono due mondi non confrontabili tra di loro. Troppo diversi i terreni ed il territorio di elezione, ma anche la genesi dei rispettivi consorzi, le persone e, in ultimo, gli spumanti.

Alta Langa e Franciacorta, in rigoroso ordine alfabetico, probabilmente non si amano. Eppure non possono fare a meno l’una dell’altra.

I numeri sono spaventosamente differenti, sia per superficie vitata, sia per produzione complessiva. I vitigni che entrano nella composizione delle cuvée parlano lingue diverse, con la bollicina piemontese maggiormente marcata dal Pinot Nero e quella lombarda più attaccata allo Chardonnay. Neppure i relativi disciplinari sono comparabili.

C’è una matrice comune, però. È quella della qualità del prodotto. Sono due Metodo Classico che possono raggiungere altissimi livelli, che danno grande soddisfazione al palato.

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Nel mese di maggio ho avuto due ottime occasioni per degustarli. Ho cominciato lunedì 8 maggio alla Reggia di Venaria con la quinta edizione de La Prima dell’Alta Langa, ho proseguito martedì 23 maggio alla Città del Gusto del Gambero Rosso di Torino con Franciacorta Experience.

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In entrambe le circostanze ho partecipato a due masterclass sui vini con maggiore affinamento sui lieviti ed è di questi che voglio scrivere. Non prima, però, di aver parlato brevemente delle due denominazioni.

ALTA LANGA

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Il percorso dell’Alta Langa DOCG racconta di un crescendo continuo. Si può parlare di una scommessa vinta da quando, all’inizio degli anni Novanta, le prime sette case produttrici decisero di unire le forze con i viticoltori locali per creare un metodo classico in grado di rappresentare l’orgoglio enologico del Piemonte.

Un patto tra gentiluomini davvero lungimirante a vedere i risultati ottenuti dopo anni di sperimentazione.

La DOC arriva nel 2002, la DOCG è del 2011 (retroattiva al millesimo 2008).

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L’Alta Langa DOCG è uno spumante a metodo classico realizzato con uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile. Le vigne sono composte per 2/3 a Pinot nero e per 1/3 a Chardonnay.

Può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e deve affinare sui lieviti almeno trenta mesi. È sempre millesimato (frutto di un’unica vendemmia) e riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve.

Oggi gli ettari vitati sono 377, su un areale collinare (dai 250 metri slm in su) che comprende 149 comuni nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo. La parte del leone la fa la provincia di Cuneo, con 175 ettari vitati, seguita da quella di Asti con 164 e da quella di Alessandria che si ferma a 38. Un territorio molto vasto, nel quale si aggiungeranno nei prossimi anni altri 220 ettari di vigneto.

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Con la vendemmia 2022 la produzione ha toccato i 3 milioni di bottiglie e aumenterà in proporzione.

Gli ultimi dati parlano di un + 67% vendite rispetto al 2021, con una risposta del mercato interno del 90%. Il restante 10% è destinato all’export.

Il Consorzio Alta Langa è nato nel 2001, conta 55 case spumantiere e 90 viticoltori associati. 

FRANCIACORTA

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Un territorio di 200 km² a sud del Lago di Iseo, compreso tra lago, fiumi e montagne, dove la viticoltura esiste certamente almeno dal Medioevo. La Franciacorta deve il vino e il suo nome ai monaci cluniacensi, che vivevano in corti franche dal pagamento delle tasse perché spesso si impegnavano in prima persona nella bonifica dei terreni paludosi.

Gli scritti di Girolamo Conforti, datati 1570, descrivono questi vini come mordacissimi. Segno probabilmente di grande acidità o di estrema vivacità del prodotto.

Anche gli Statuti Napoleonici del 1809 confermano che la zona fosse già molto vitata.

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La Franciacorta odierna nasce negli anni ’60, per opera di Franco Ziliani, allora enologo della famiglia Berlucchi. Fui lui l’artefice del primo esperimento di metodo classico in zona, con Pinot Nero in purezza.

Nel 1967 arriva la DOC che comprende rosso, bianco e spumante. Del 1993 la modifica del disciplinare, interamente dedicato alle bollicine. Due anni dopo diventa la prima DOCG italiana per gli spumanti a metodo classico.

Oggi gli ettari vitati sono 3100, dei quali 1800 in agricoltura biologica. Quasi dieci volte più dell’Alta Langa.

Anche la produzione va di pari passo, superando i 20 milioni di bottiglie. Sui mercati internazionali va poco più del 10%.

Il vigneto Franciacorta è composto per l’81% dallo Chardonnay, seguito dal Pinot Nero con il 13% e dal Pinot Bianco con il 5%. Può essere utilizzato anche un vitigno autoctono a maturazione tardiva come l’Erbamat, che arriva solo all’1% della presenza.

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La DOCG si sviluppa su un territorio ristretto e con la presenza di molte aziende: 19 comuni e circa 200 produttori associati al Consorzio Franciacorta.

Le tipologie di suolo possono essere molto differenti a causa delle diverse modalità di ritiro del ghiacciaio che dominava queste terre.

Il disciplinare prevede un affinamento minimo sui lieviti di 18 mesi, che diventano 30 per le etichette millesimate e salgono a 60 per la versione Riserva.

ALTA LANGA IN MASTERCLASS

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La Prima dell’Alta Langa ha visto la presenza di sessanta produttori con oltre 140 diverse cuvée in degustazione, dal millesimo più recente tra quelli in commercio, il 2019, fino al 2006. Pubblico composto al 90% da operatori horeca e dal 10% di giornalisti per complessive duemila persone accreditate all’evento, esaurito già alcuni giorni prima e con una lunga lista d’attesa.

Ho assaggiato alcune ottime bollicine. Su tutte il Rosé 2017 di Marziano Abbona, il Brut 2017 di Bera, il Pas Dosé 2016 di Pecchenino, il Blanc de Noirs 2018 di Contratto, la Riserva del Fondatore Piero Coppo 2013. Al top l’intera gamma di Enrico Serafino.

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Le tre masterclass condotte dal sommelier Davide Buongiorno in un’ampia sala riservata sono state unsuccesso: in novanta hanno seguito l’approfondimento dedicato ai vini dagli affinamenti più prolungati.

Germano Ettore – Blanc de Blancs Pas Dosé Riserva 2015

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Nasce a 500-550 metri di altitudine questo Chardonnay passato in tonneaux usati, lungamente affinato sui lieviti e sboccato nel 2022.

È di un giallo leggermente dorato. Il perlage è generoso, fine e persistente. Ha aromi di limone candito, note di frutta esotica e di nocciola, con una balsamicità molto mediterranea.

Al palato è lungo, pieno, minerale. La parte agrumata torna dolcemente e ammorbidisce l’acidità.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4/4,5

Colombo – Rosé Riserva 120 mesi 2011

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Dieci anni di lieviti per questa Riserva di Pinot Nero in purezza sboccata a fine 2022 e servita in magnum.

Il colore è rosa tenero. Il naso è lieve, floreale, con sentori esotici e affumicati.

In bocca è agrumata di arancia rossa e dotata di bella freschezza.

Forse è un filo esile, ma comunque è ben strutturata, piena di gusto e con un ottimo finale.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4

Cocchi – Pas Dosé 2011

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Da uve Pinot Nero in purezza nasce questo Brut Nature sboccato nel 2018 e servito in magnum.

L’effervescenza è estremamente fine e così numerosa da aprirsi quasi polverosa nel bicchiere.

È connotata da un balsamico di talco, felce e liquerizia. Ha florealità e aromi di frutta secca, tra i quali spicca la nocciola.

È pieno, strutturato, sapido, con bella persistenza e una nota evolutiva di lieve ossidazione.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4-

Gancia – Brut Cuvée 170 mesi Riserva 2005

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È una Riserva composta per il 70% da Pinot Nero e per il 30% da Chardonnay, vinificata in acciaio e barrique, con sboccatura 2020.

Oro pallido alla vista e perlage finissimo.

Ha un naso delicato di fiori appassiti, poi escono mandorla e vaniglia, pesca sciroppata e limone candito.

La finezza si conferma in bocca. Il vino scivola setoso sul palato, mostrando bella morbidezza e grande eleganza.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4,5

FRANCIACORTA IN MASTERCLASS

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Franciacorta Experience si è svolta a Torino attraverso due masterclass condotte da William Pregentelli della redazione vino di Gambero Rosso.

Le degustazioni si sono tenute a Palazzo Copernico Garibaldi, sede della Gambero Rosso Academy.

Conclusione con una cena al Koi Japanese Fusion Restaurant.

I miei quattro esemplari sono tutti a dosaggio zero.

Faccoli – Dosaggio Zero 2018

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L’azienda di Coccaglio produce vino dagli anni ’60 ed è specializzata in metodo classico dagli anni duemila.

Prevalenza di Chardonnay nella cuvée, con un 20% a testa per Pinot Nero e Pinot Bianco. Quarantotto mesi sui lieviti.

Il perlage è molto fine e lento. Il profilo aromatico ricorda i fiori bianchi e la crema di limone.

È burroso e morbido, con buona struttura e discreta persistenza.

Il mio punteggio da 1 a 5: 3,5/4

Lo Sparviere – Dosaggio Zero Riserva 2015

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Azienda agricola del XVI secolo oggi specializzata nella produzione di metodo classico. Coltiva circa 60 ettari di vigneto, con prevalenza di Chardonnay.

Blanc de Blancs che matura per il 40% in barrique e affina 72 mesi sui lieviti.

Il perlage è poco numeroso, ma molto fine. Ha un quadro aromatico complesso ed elegante.

Ha note dolci e tostate di nocciola e mandorla, poi altre gourmand di miele d’acacia.

È verticale, agile e scattante.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4,5/5

Barone Pizzini – Dosaggio Zero Bagnadore Riserva 2015

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L’azienda nasce nel 1870 con conversione in biologico dal 1998, tra le prime in zona. Coltiva una trentina di vigneti sparsi in diversi comuni su 70 ettari vitati. Produzione di circa 300 mila bottiglie all’anno.

La Riserva Bagnadore arriva da un unico vigneto del 1993, parte a Chardonnay e parte a Pinot Nero. Nel millesimo 2015 la composizione è 59 a 41 a favore dello Chardonnay.

In cantina passa 10 mesi in barrique di rovere francese, riposa sulle fecce nobili con bâtonnage settimanali e termina con un affinamento di 70 mesi sui lieviti.

Il perlage è generoso, fine e persistente. Il naso è intenso di ribes e lampone, con sensazioni tostate e minerali.

In bocca è pazzesco: sapido, connotato da una freschezza vibrante e da aromi gourmand di pasticceria di pura eleganza.

Ha sostanza e struttura, è vitale e netto. Non finirei mai di berlo.

Il mio punteggio da 1 a 5: 5

Monzio Compagnoni – Dosaggio Zero Blanc de Noir Riserva 2012

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Questa azienda di Adro conduce 22 ettari di vigneto di Chardonnay e Pinot Nero in tre diverse microaree. Produce sette referenze per circa 200 mila bottiglie.

La Riserva 2012 deriva da un singolo vigneto di Pinot Nero affinato in barrique. Replicata in 5-7 mila esemplari a seconda dell’annata, la mia bottiglia è stata sboccata a fine 2021.

Ha effervescenza fine, numerosa e persistente. La cifra stilistica è giocata sulle note affumicate e tostate, con aromi di miele e pasticceria secca.

Sono forti gli aromi balsamici e di erbe aromatiche di montagna, con ricordi di genepy e vermouth. Forse un filo troppo marcato dalla lunga permanenza sui lieviti.

Il mio punteggio da 1 a 5: 4-

Fabrizio Bellone

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