Proviamo a fare il punto sull’ultima annata di Barbaresco. Nel 2005 la raccolta delle uve Nebbiolo per Barbaresco si era conclusa leggermente in anticipo, in seguito ad una stagione estiva precoce. Alte temperature a giugno, luglio in parte fresco in parte caldo, agosto alterno. Poi bel tempo fino alla vendemmia, a parte qualche pioggia a inizio settembre. Il vino che i viticoltori si sono trovati in cantina è risultato dotato di struttura, ricchezza olfattiva e spessore in bocca. I 685 ettari vitati della zona di origine hanno prodotto oltre tre milioni e settecentomila bottiglia di Barbaresco Docg. L’annata è stata classificata come “pregevole”, mentre il millesimo 2004 era stato considerato “ottimo”. I nostri primi assaggi sono promettenti. Nella maggioranza dei casi, se l’annata 2004 presentava fin da subito tannini morbidi e fini, questo 2005 appare meno equilibrato, con tanti aromi fruttati ma anche molte durezze. In alcune situazioni, però, pare più facile a bersi nell’immediato, e la nostra impressione è che il millesimo 2004 sia dotato di maggiori potenzialità e capacità di invecchiamento. Nei nostri assaggi abbiamo visto aprirsi piano piano il 2004, ma abbiamo anche incontrato alcuni 2005 molto piacevoli da subito. Il confronto ci propone quindi due annate diverse, per la felicità di chi le terrà nella propria cantina. Queste le nostre prime sensazioni sui 2005 che ci sono piaciuti di più.
Partiamo dai big della categoria. Su tutti il solito, monumentale, Bruno Rocca. Il suo Rabajà ha già da ora un naso eccellente e le solite grandissime potenzialità. Ci sono piaciuti anche i Barbaresco della Spinetta, tutti molto puliti e fini, a cominciare dal Gallina e proseguendo, in crescita, con Starderi e Valeirano (il nostro preferito dei tre). Si conferma tra i migliori il Serraboella di Cigliuti, che con questo cru non sbaglia un colpo. Un’altra certezza continuano ad essere i vini di Albino Rocca: grande potenza e concentrazione nel Brich Ronchi, che è ancora un po’ chiuso; bello a cominciare dalla parte olfattiva, con frutta rossa in evidenza, e molto rotondo il Vigneto Loreto, vinificato in botte grande. Dei Marchesi di Gresy abbiamo apprezzato l’unico cru in uscita quest’anno, il Martinenga. Matura parte in barrique, parte in botte grande, molto tipico fin dal colore, viola e frutti rossi in evidenza, è un esempio di Barbaresco ben fatto, molto classico. Il Nubiola di Pelissero è molto intenso al naso, complesso, con frutta rossa, sfumature erbacee e note di balsamico. In bocca è giustamente tannico e asciutto. Un bel vino. Il S. Stefano del Castello di Neive è ancora troppo duro, ma gode di una bella freschezza; matura in fusti da 33-37 hl di legno francese certificato. Di Sottimano abbiamo sentito il Cottà, che ha un ingresso in bocca veramente piacevole ed è piuttosto fine, anche se deve ancora ammorbidirsi. Giuseppe Cortese ci ha proposto un confronto tra 2004 e 2005 del suo Rabajà. Non siamo ai livelli di quello di Rocca (per fortuna nemmeno per i prezzi..) ma la differenza tra i due millesimi è evidente: il 2004 punta sulla struttura e sulla potenza e ha una bella acidità; il 2005 è più piccolo, ma ben fatto e punta sull’eleganza. Il Barbaresco della Cantina del Pino ci ha fatto discutere. Lo abbiamo assaggiato da due diverse bottiglie e abbiamo avuto sensazioni piuttosto differenti. Nel primo caso abbiamo avvertito un naso piuttosto grossolano e evidente mancanza di equilibrio, forse una bottiglia difettosa. Riassaggiato, ci è parso piacevole fin dal naso, con fiori e note balsamiche e leggermente mentolate, mentre in bocca è fine, con tannini che asciugano. Un bel vino, che manca forse soltanto di un briciolo di complessità. Chiudiamo con tre outsiders: Il Serraboella di Angelo Pastura di Neive è pulito al naso e proprio bello in bocca, con una freschezza che colpisce; Il Montersino di San Biagio ha naso speziato e concentrazione, non è tipico per niente, ma è un vino che ci è piaciuto; al contrario è molto tipico il Barbaresco di Aldo Bianco, con una bella viola e note balsamiche a caratterizzarlo.
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