
A Castiglione Falletto c’è una piccola menzione geografica aggiuntiva collocata in uno scenario di grande bellezza. Il racconto dei Barolo di Achille Boroli.
Quando percorri la provinciale da Barolo verso Alba e vuoi salire a Castiglione Falletto non devi dare ascolto al navigatore satellitare della tua auto. Potrebbe farti prendere un paio di straduzze scoscese che una volta facevano soltanto i trattori. Non che la tua auto le rifiuti, ma perderesti il fascino della scoperta un pezzo alla volta.
Quelli sono percorsi belli da fare a piedi, quando ti prendi il tempo per soffermarti a osservare il paesaggio. Se viaggi su quattro ruote è molto meglio proseguire sulla provinciale fin quasi al torrente Talloria e a quel punto svoltare, seguendo la cartellonistica stradale.
Arrivando da nord sali con dolcezza fino ad avvistare i primi cru. Arrivi ai tornanti che annunciano i Parussi, sfiori Montanello, passi attraverso Bricco Boschis e Pernanno.
La strada corre in parte sul crinale e gli occhi puntano magneticamente ad est, a cercare il castello di Serralunga.

Poi ti appare la torre di Castiglione Falletto con il suo bel borgo e, inevitabilmente, lo sguardo indugia da quella parte.

La comparsa del centro storico attorniato dalle vigne è uno spettacolo assoluto, ma se ti fai attrarre solo da quello commetti un vero peccato. Rischi di perdere uno degli scorci più belli di questa parte di Langa, quello esposto dall’altra parte, ad ovest.
Se riesci a buttare l’occhio per tempo di là, quando ormai sei all’altezza del paese, scorgerai la Cascina Brunella in cima al suo bricco. Sembra uno scoglio in mezzo al mare dei vigneti, un approdo sicuro per navigare con gli occhi a 360° alla ricerca della bellezza.

Si contano sulle dita di una mano i cru del Barolo appartenenti ad una sola proprietà. Brunella ne fa parte.
Percorrete la strada vicinale che costeggia l’azienda Sobrero e proseguite senza paura sullo sterrato fino alla cascina. Vi troverete nella proprietà Boroli e lo spettacolo potrà iniziare.

Vi godrete uno dei più begli scorci sul castello di Castiglione Falletto nel silenzio di un avamposto che domina la vallata.

Gli occhi vi porteranno (ora sì) dall’altra parte a godervi la bellezza della superficie vitata che risale il versante di La Morra tra Cerequio, Brunate, Boiolo e le Rocche dell’Annunziata in rapida successione.

La Brunella ha una particolarità che la contraddistingue. Boroli ha il monopolio di un vigneto che circonda letteralmente la cascina, assicurando alle uve tutte le esposizioni possibili. È un bricco interamente vitato che circumnaviga la cascina confinando a nord con Bricco Fiasco, ad est con Valentino mentre lo sguardo corre verso Monprivato, ad ovest e a meridione con Villero.
Brunella ha un’estensione medio-piccola. Documenti risalenti al 1600 attestano la presenza della vigna, che ha terreno in prevalenza argilloso e calcareo di medio impasto, con venature di sabbia.

Potendo disporre di tutte le esposizioni possibili l’azienda Boroli vinifica separatamente le varie parcelle di Nebbiolo, per decidere soltanto in un secondo tempo quali di esse andranno in etichetta come Barolo Brunella.

La selezione avviene sulla base della qualità più elevata e non è definita in partenza. Annata, clima, caratteristiche delle uve, finezza dei singoli affinamenti nel legno sono gli elementi da valutare, di anno in anno, per decidere che cosa potrà chiamarsi Barolo Brunella. Saranno soltanto duemila bottiglie di alto livello.
Il Direttore Commerciale Francesco Salinitro mi racconta tutto questo mentre osservo con curiosità i rivestimenti esterni della cantina.

Sui muri perimetrali hanno applicato le doghe di rovere massello delle barriques usate, creando un isolamento termico naturale senza impattare negativamente sull’ambiente.

Un esempio originale di riuso dei legni ormai inutilizzabili in cantina, affiancato alla memoria del ciclo di affinamento del vino.

Il giorno della mia visita c’è fermento in cantina, come può esserci in una giornata di lavoro nella quale si devono prendere decisioni importanti. Trovo ordine e pulizia dappertutto.

La sala degustazione è un’oasi accogliente dove lo sguardo spazia verso i vigneti. Ti ci senti dentro grazie alle ampie vetrate che ti invitano a osservare scorci diversi.

Ti siedi volentieri ad assaggiare, con gli occhi che vanno al di là del calice.

Quello che mi piace da sempre nei Barolo di questa proprietà è la struttura coniugata con l’eleganza che ritrovo nel bicchiere. Sono vini che hanno personalità e godono di un equilibrio e di un’armonia come pochi altri.

Quando sono passato in azienda nei giorni di Nebbiolo Prima, il Barolo Brunella 2019 non era ancora pronto per essere degustato come si deve. Avrò altre occasioni per farlo, ma parte delle uve della menzione le ho sentite in quello che con un’espressione non sempre felice, si definisce il Barolo base.

In etichetta esce come Barolo 2019 ed è l’assemblaggio delle differenti esposizioni che non entrano nella Brunella. Ottimo per farsi un’idea complessiva di quello che può dare un bricco vitato su punti cardinali diversi.
Affina due anni in botti di rovere, poi ne riposa almeno un altro in bottiglia prima della commercializzazione. È fruttato, speziato, fine.

Il Barolo Villero nasce su terreni argillosi e calcarei esposti a sud e sud-ovest. Il cru ha un’estensione che supera i 15 ettari, si sviluppa tra i 240-350 metri s.l.m. e gli appezzamenti sono divisi tra una dozzina di produttori che portano sempre a casa un’uva di grande qualità.

L’annata 2019 è stata caratterizzata da un inverno prolungato, una primavera fresca e ritardataria, da due ondate di calore estive mitigate da alcune precipitazioni.
Il Villero è stato vendemmiato a mano nella seconda decade di ottobre, ha svolto la fermentazione malolattica in piccole botti per poi sostare altri due anni nel legno di rovere. È un Barolo di carattere, intenso nei sentori di frutta rossa matura e di spezie dolci. Un vino che non si deve aver fretta a consumare, perché sa affinarsi e migliorare con il tempo.

Achille Boroli è proprietario anche di una parte del Cerequio, lo splendido cru che ha la parte alta nel comune di La Morra e la bassa in quello di Barolo.
È una menzione geografica aggiuntiva di grande valore, come dimostra il Barolo ottenuto con la vendemmia 2019. Sono 5 mila bottiglie caratterizzate dal profumo di rosa appassita, da sentori balsamici, di erbe officinali e di spezie che ricordano la liquerizia. Ha tannini fitti e lunghissima persistenza. Un grande Barolo.

Se lasciate Cascina Brunella nel pomeriggio, poco prima del tramonto, può essere il caso di tentare la discesa percorrendo una delle straduzze che vi ho sconsigliato all’andata. Vi troverete immersi nello splendore dei filari baciati dal sole, nei silenzi che ancora queste colline sanno regalare.

Vi verrà voglia di tornare, all’infinito.
Fabrizio Bellone
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.