Il mercato del lavoro ha subito grandi evoluzioni, in particolare a Torino. Cerchiamo quindi di capire la direzione intrapresa in questi ultimi anni. E lo facciamo grazie all’aiuto di Casa del Lavoro e del suo responsabile Diego Coriasco, che ci spiegheranno qual è la situazione attuale e come si potrà evolvere.
Mercato del lavoro a Torino, passi avanti o passi indietro
Da anni sentiamo dai telegiornali o leggiamo sui social che manca il lavoro. Giovani e meno giovani faticano a trovare un’occupazione stabile che permetta loro di vivere in maniera autonoma. I contratti sono precari. I salari sono bassi. Le tutele neanche a parlarne. D’altro canto, però, sono sempre più presenti appelli di imprenditori e di dirigenti che ricercano personale qualificato e meno qualificato (come i camerieri). Appelli che sfociano, talune volte, in veri e propri sfoghi contro le nuove generazioni. Descritte come sfaticate o peggio come nullafacenti. Ora, dove sta la verità? Quale delle due parti ha ragione: gli imprenditori o le persone che non trovano lavoro?
Diego Coriasco, di Casa del Lavoro, ci ha spiegato che la verità sta in mezzo. Che entrambe le parti, in fondo, potrebbero avere ragione. Innanzitutto è necessario spiegare che esiste attualmente nel mercato del lavoro una sorta di mismatch tra domanda e offerta. Ovvero, l’offerta e la domanda sembrano non incontrarsi cosi facilmente. Però la situazione della domanda, ci spiega, sembra essersi stagnata da circa una quindicina di anni. Dal famoso 2008. Una situazione che sembra vedere Torino come simbolo italiano. La città, come sappiamo, è da anni ormai in una conversione industriale e lavorativa che sta vedendo l’abbandono quasi totale della Fiat (che però nei decenni scorsi sosteneva economicamente la città). E di conseguenza le offerte che troviamo sul mercato, soprattutto per i giovani non sono cosi attrattive come lo erano nel passato. Offerte che portano tante ragazze e ragazzi ad abbondonare la città e recarsi altrove.
Coriasco ci ha spiegato che attualmente le tipologie di offerte che si trovano a Torino sono essenzialmente due: una di alto livello (manager) con stipendi importanti; una invece di basso-medio livello con una retribuzione molto mediocre. Tutto ciò è peggiorato da un sistema scolastico degradato, che non permette un accesso tranquillo nel mondo lavorativo. Questo ci fa capire due cose: la prima che la piccola borghesia effettivamente non esiste più. La seconda è che la migrazione verso altre mete non coinvolge solo i “cervelli”, ovvero persone che hanno studiato e che hanno titoli di studio importanti. Bensì anche persone che vogliono fare lavori manuali ma che non sono disposti a lavorare otto o più ore e ricevere uno stipendio da fame.
Ritornando alla condizione dei giovani, è emerso, che una ragazza o un ragazzo che si immette nel mondo del lavoro oltre ad una retribuzione bassa deve affrontare l’impetuoso mondo dei tirocini. Tirocini e stage che diventano sempre più numerosi e allo stesso tempo sempre più sfiancanti per i ragazzi che talune volte arrivano ad un’occupazione stabile dopo aver fatto tre o quattro tirocini e con un’età media sopra i trent’anni. Una situazione, ci spiegano, insostenibile e che fino a qualche anno fa era impensabile.
Questa meccanismo, falllimentare, sembra che non migliorerà presto. La legislazione non è interessata a porre dei rimedi a queste falle del sistema che abbiamo appena descritto. Infatti, da quello che ci ha spiegato Coriasco è che l’attuale mercato sembra non avere attrattività. Ovvero sembra non interessare soprattutto le nuove generazioni. Le quali, infatti, sono restie a impegnarsi per ricevere in cambio nulla o quasi. Dunque, è necessario un intervento dello Stato su più fronti: dalla scuola ai salari passando dall’eliminazione degli stage gratuiti. Per il futuro di tutti. Per il nostro futuro.
di Riccardo Minniti
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