Derthona Due.Zero, l’apoteosi del Timorasso


L’evento del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi raccoglie intorno a sé un numero sempre maggiore di produttori e un elevato consenso di pubblico.

Domenica 12 e lunedì 13 marzo il Museo Orsi di Tortona ospita Derthona 2.0, l’happening nato per la valorizzazione del Derthona Timorasso, simbolo dei Colli Tortonesi.

La terza edizione di Derthona Due.Zero vede la presenza di 53 espositori. Rispetto all’edizione precedente il programma è capovolto e mutano i giorni della rassegna.

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Si comincia domenica 12 marzo con una giornata aperta al pubblico, che potrà degustare in anteprima i vini del millesimo 2021, ma anche etichette affinate da un numero maggiore di anni.

La caratteristica del vitigno, quando è vinificato in maniera ottimale, è proprio quella di offrire il meglio di sé a distanza di qualche anno dalla vendemmia. Gli enoappassionati potranno averne conferma partecipando alla masterclass guidata da Roberto Marro e Davide Ferrarese dal titolo Derthona e la sua capacità evolutiva.

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Lunedì 13 marzo il Museo Orsi apre soltanto per gli operatori del settore. Oltre ai banchi d’assaggio sono previste la consegna del premio Ambasciatore del Derthona e la masterclass Derthona e l’impronta del terroir, a cura di Davide Ferrarese e Andrea Dani.

Territorio e longevità sono i temi centrali del progetto della nuova sottozona Derthona, quella che deve garantire la continuità con il lavoro svolto negli ultimi trent’anni e la qualità di un vino bianco che attira interesse ad ammirazione universali.

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Da qualche anno c’è grande fermento attorno al Timorasso. Cresce il numero di chi investe nei Colli Tortonesi e di chi spinge per produrlo.

Il Consorzio, nato per tutelare e rappresentare gli interessi della produzione vitivinicola locale e la diffusione della denominazione di origine, opera in sette valli e 46 comuni del comprensorio. Ha soci in continuo aumento (sono 86 quelli pubblicati sulle pagine del sito), che garantiscono la quasi totalità della produzione di uva del comprensorio.

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Sono numeri che si fanno sempre più grossi e che tendono ulteriormente ad incrementare, perché ora il Timorasso si vende e si vende bene. L’area di produzione si è allargata (da 16 ettari ai quasi 300) ma il terroir che favorisce la nascita di quel Timorasso che ha fatto innamorare i winelovers resta il Derthona.

Lo slogan di Derthona Due.Zero è «un territorio, un vino, un vitigno». È fondamentale che gli sforzi del Consorzio vadano nella direzione di mantenere tutte le fasi produttive in zona, senza deroghe o concessioni. Soltanto così potrà perpetuarsi l’unicità di quei fuoriclasse che quando escono dalla bottiglia per entrare in un calice trasmettono sempre emozioni vere.

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QUELLI CHE NON SI POSSONO DIMENTICARE

Sono numerosissimi i vini a bacca Timorasso che mi hanno emozionato in questi anni. Impossibile descriverli tutti e riportarli su questa pagina.

Ci sono ottimi esemplari frutto di macerazione sulle bucce che vedono protagonisti soprattutto Ricci e Terralba.

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Tante aziende di zone piemontesi molto vocate si cimentano con l’impresa. Nomi come La Spinetta, Roagna o Vietti portano ricadute economiche sul territorio e opportunità commerciali fino a qualche anno fa impensabili. Tra questi la bottiglia che mi convince maggiormente è quella della Spinetta: il Derthona 2020 è davvero un ottimo vino, pienamente in linea con la cifra stilistica dell’azienda, anche se ritrovo solo in parte le caratteristiche di quell’uva.

Sarà il tempo a dirci di più e a farci scoprire altre espressioni dopo il giusto affinamento.

In questa sezione mi limito a offrire qualche spunto per indirizzare chi non conosce il Timorasso.

Provo ad indicare i vigneron che a mio avviso meglio interpretano l’anima del vitigno. Tra di loro alcuni hanno fatto la storia di questa uva da prima che si chiamasse Derthona.

Se passate da Tortona domenica andate a trovarli, ma non dimenticate gli altri perché le belle sorprese sono spesso dietro l’angolo.

BOVERI LUIGI – Costa Vescovato

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Qui c’è una famiglia che tratta il vino come un figliolo. Ricordo ancora la vendemmia 2003 dei Filari di Timorasso. Aveva saputo mantenere la sua eleganza anche in un’annata così siccitosa. Buon segno, considerando le variazioni climatiche in corso. Ma anche il più semplice Derthona è sempre lieve, floreale, fine. Due grandi prodotti.

LA COLOMBERA – Vho

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Il Derthona 2020 ha grande freschezza, è piacevole e bevibile da subito, anche se non si sbaglia a tenerlo lì. Il millesimo 2017 ha già la mineralità degli idrocarburi in evidenza ed è godibilissimo.

Il Colli Tortonesi Il Montino 2020 sa mostrare i muscoli, ma sa anche sorridere. È ampio, ha acidità in vista e un complesso campionario di sentori agrumati e di frutta esotica.

MARIOTTO – Vho

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Da Claudio Mariotto c’è solo l’imbarazzo della scelta in quanto a etichette. Amo il suo Derthona, sempre verticale e intenso. Adoro il Pitasso, avvolgente, balsamico, complesso. È ottimo il Bricco San Michele, con la netta nota di camomilla dell’edizione 2019. Che dire della Cavallina? La magnum 2008 assaggiata l’anno scorso a Slow Wine Fair era pazzesca per sostanza e sentori di idrocarburo.

MUTTI – San Ruffino

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Andrea Mutti è un fiume in piena con un grande cuore. Una visita in cantina da lui è sempre una gioia. Il suo Castagnoli è ricco, fine ed elegante, con belle note di erbe aromatiche. Se avete pazienza di aspettarlo vi darà sempre belle soddisfazioni.

POMODOLCE – Montemarzino

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Ecco un’altra azienda che lavora alla grande. È già buono il Diletto, con i suoi delicati aromi floreali e fruttati, ma il Grue 2017 è un Timorasso che non si scorda. Ha grande consistenza e complessità gusto-olfattiva. In bocca è pieno, grasso e si allarga sul palato in modo meraviglioso.

VIGNETI MASSA – Monleale

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Fatelo un passo a conoscere Walter Massa, l’uomo grazie al quale il progetto Timorasso ha preso corpo. I suoi vini sono paradigmatici, dalla potenza e mineralità dello Sterpi, all’equilibrio e alla freschezza del Montecitorio, per arrivare al carattere e alla persistenza del Costa del Vento 2019. Indimenticabile.

VIGNETI REPETTO – Sarezzano

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Gian Paolo Repetto non è soltanto il presidente del Consorzio, ma soprattutto un viticultore che sa il fatto suo. Il Quadro 2018 ha la freschezza e la sostanza di uno dei migliori Friulani della Zegla. L’Origo 2017 ha l’eleganza e la finezza di un grande bianco francese. Tutto questo rispettando i caratteri varietali dell’uva. Bravissimo.

Fabrizio Bellone

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