
Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, in collaborazione con Go Wine, ha presentato in anteprima a Torino l’ultima annata del Ruchè di Castagnole Monferrato.
Lunedì 31 marzo il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha portato a Torino l’anteprima del millesimo 2024 di Ruchè di Castagnole Monferrato.
L’evento, svolto in collaborazione con Go Wine all’Hotel NH Collection di piazza Carlo Emanuele II, ha previsto una degustazione cieca di dodici campioni dell’annata 2024 e una serie di banchi d’assaggio con etichette già affinate.
Il prossimo appuntamento con la denominazione sarà il 17-18 maggio, in occasione della Festa del Ruchè alla Tenuta La Mercantile di Castagnole Monferrato (AT).

IL RUCHÈ DI CASTAGNOLE MONFERRATO
La sua riqualificazione è dovuta a Don Giacomo Cauda, sacerdote che negli anni ’60 riscoprì un vitigno pressochè abbandonato rilanciandolo.
Nasce come una piccola DOC nel 1987 e acquisisce la DOCG dal 2010. La denominazione raccoglie i vini prodotti su circa 220 ettari vitati distribuiti in soli sette comuni astigiani: Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi.
Prodotto sui terreni sabbiosi dell’astigiano con uve Ruchè, può contenere un massimo del 10% di Barbera o Brachetto. È prevista la menzione Riserva quando l’affinamento raggiunge i due anni, dei quali almeno uno in legno.

È una denominazione che segna una crescita costante in ettari coltivati e vendite dal 2011 ad oggi. Il valore dei terreni cresce, la produzione tocca il milione di bottiglie e l’export non si limita agli USA, ma arriva nel continente asiatico con percentuali significative.
Il prodotto odierno è diverso da quello degli esordi, che risultava più dolce, maturo e morbido. Colpa della grande quantità di zucchero presente nelle uve, che non si riusciva a far fermentare completamente.
La tecnologia di oggi consente di estrarre un vino secco, con un’identità aromatica riconoscibile, un tannino pronunciato, una florealità fatta di rosa e di viola, una trama speziata dove il pepe è spesso protagonista positivo.
Un limite può essere la scarsa acidità complessiva, ma l’equilibrio del vino è garantito dall’alcolicità e dal suo rapporto con i moderati tannini.
I MIGLIORI ASSAGGI

I vini dell’annata 2024 sono stati degustati alla cieca, seduti, con servizio sommelier. Si è trattato talvolta di campioni di botte atti a divenire Ruchè, oppure imbottigliati per l’occasione o in vetro da poco tempo. In soli tre casi comparivano già sulle bottiglie le fascette della docg.
Diverso il discorso per le annate dalla 2023 a scendere. Qui le aziende presenti ai banchi d’assaggio hanno portato le etichette che hanno ritenuto opportuno presentare a pubblico ed operatori del settore.
Cantine Bava – 2024

Colore rubino pieno e di ottima intensità. Finemente fruttato al naso e con bella presenza di bocca. Ha la giusta struttura.
Esse Erre Agricola – 2024

Più violaceo che rubino al colore, tra i campioni in anteprima è quello che maggiormente incarna lo spirito del vitigno. È floreale e speziato, con bella identità aromatica. Al naso è lieve, in bocca è intrigante. C’è tutto.
Ferraris Agricola – Vigna del Parroco 2024

Rubino luminoso allo sguardo, con naso composto di piccoli frutti rossi e spezie dolci. In bocca è corrispondente, con aromaticità e ottima struttura. Persistente. Chiusura con tappo a vite.
Gatto Pierfrancesco – Caresana 2024

La sua parte migliore sta in quella fragolina di bosco netta e precisa che ti accoglie al primo incontro. Un Ruchè lieve, con una gradevole nota amarognola nel finale di palato.
Caldera Fabrizia – Genit 2023

Rubino carico alla vista, piacevolmente fruttato, sapido e molto gradevole in bocca. Pulito e ben definito. Vinificazione tradizionale, solo acciaio.
Tenuta Montemagno – Nobilis 2023

Molto intenso, fine e pulito nel suo corredo fruttato e speziato. C’è tanto alcol, ma è ben bilanciato dalla freschezza e dalla sapidità.
Ferraris Agricola – Castelletto di Montemagno Riserva 2022

È proprio buono questo Ruchè di Luca Ferraris. Fra i tanti proposti in degustazione mi convince per equilibrio, struttura e morbidezza.
Tenuta Montemagno – Invictus 2022

Dell’Invictus mi piacciono l’eleganza olfattiva, la morbidezza al palato, la freschezza di beva. L’alcol è ben armonizzato. Solo acciaio per preservare l’aromaticità, surmaturazione in pianta e ricerca dell’appassimento.
Cantine Sant’Agata – Hereditarium Riserva 2020

Rubino luminoso alla vista, è fine, elegante, speziato. Ha tannini ben registrati ed è lungo al retrogusto. Nasce da una selezione delle migliori uve provenienti da una specifica parcella di sette diversi vigneti. Affina in tonneaux. Fa parte di un progetto che destina parte del ricavato delle vendite a iniziative artistiche e benefiche.
Fabrizio Bellone