Alcuni ascoltatori ci hanno chiesto se sei favorevole o contrario ai social media, dai tuoi interventi non hanno ben capito la tua posizione, hai voglia di rispondere?

Hanno capito bene non avendo capito. Non ho una posizione favorevole o contraria a prescindere, definitiva. Non perché sia indeciso o perché abbia un pensiero relativista, che mi va tutto bene. Al contrario. Penso che dobbiamo avere piuttosto una posizione chiara, netta, precisa. Ma non per il presente, né tantomeno per il passato, ma per il futuro.

Spiegati meglio, così sei ancora più misterioso

I social media non sono un monolite intoccabile, sono un prodotto commerciale, come una bibita o un paio di pantaloni. Non sono in un certo modo, si adattano al modo in cui noi li desideriamo. O adattano il mondo seguendo alcune tendenze per poi farle diventare pià stabili in modo da trarne profitto. In altre parole fanno i pantaloni a zampa perché il trend è quello e poi fanno un mare di comunicazione per convincere tutti che quelli sono i pantaloni migliori, perché ne frattempo ci hanno investito tantissimo e devono vendere tutte le scorte a magazzino. I social sono un po’ come li vogliamo ed un po’ come fa comodo a chi li crea che essi siano, convincendoci piano piano che va bene così, anzi è meglio così. In questo gioco possiamo, anzi dobbiamo entrare tutti noi.

Come?

Facendo aumentare il più possibile la percentuale secondo la quale i social sono come noi li vogliamo e facendo diminuire, direi quasi sparire, la parte in cui loro sono come vogliono e ci spingono ad accettare questa cosa. Un esempio lampante di questo potere è legato alla polemica che tutti ricordiamo sull’olio di palma che ad un certo punto è diventano satana, il male totale: nessuno lo voleva più nei prodotti. Sparito. Ecco riflettere sui social e su dove ci portano ci permette di volerli diversi, di volerli più per noi che per loro che li gestiscono. Ed è fattibile, sul serio, insieme. Ne parliamo la prossima puntata magari, per ora in alto il cuore ed a presto