
Argomento spinoso: vediamo spesso persone che sono in cattive acque, migranti ad esempio, attaccati – così si dice – al cellulare. Cosa ne pensi?
Che l’essere umano è uno solo, qualunque colore della pelle abbia o qualunque cultura lo abbiamo generato. Noi siamo relazioni. L’essere umano nasce fisicamente dalla relazione – speriamo improntata sull’amore naturalmente – e di relazioni vive. Le tecnologie emergenti non sono altro che tecnologie di relazione e sono emergenti, hanno avuto il successo che hanno avuto, in buona misura proprio perché sono deputate a creare, rinforzare o anche illudere che vi possano essere delle relazioni. Beh, per banale che possa sembrare, anche una persona che veste di stracci e muore di fame ha bisogno di relazioni. E di poter custodire le relazioni con coloro che ama e che lo amano, forse i soli rimasti sulla terra, che sono lontani da lui. Per farlo non si può che usare tecnologia. Non ci sono molti mondi, primo, secondo, terzo, quanto mondo. Il mondo è uno solo, segnato da tante differenze sociali, non sempre giuste. La tecnologia in questo senso è importante.
Per quale ragione?
R: Perché può essere fattore di maggiore ingiustizia o fattore di una possibile migliore giustizia. Le tecnologie emergenti in paesi poveri hanno significato maggiori possibilità di conoscenza, culturale, scolarizzazione, comunicazione. In paesi dove una rete telefonica vecchio stile, con i cavi, i tralicci etc. è stata impensabile e sarebbe rimasta impensabile. La telefonia mobile ha permesso ad intere nazioni di entrare nella modernità, con luci ed ombre naturalmente. Sotto altro profilo sappiamo come il divario tra ricchi e poveri, vecchi e giovani, è acuito proprio dalla possibilità di accedere a queste tecnologie che diventano vitali per la vita di ogni giorno. Un grande papa, Paolo VI, che inventò la Caritas, il braccio misericordioso della Chiesa cattolica, la pensò soprattutto come una agenzia culturale più che una agenzia che fornisse cibo o coperte. Ecco quella intuizione può essere per tutti oggi. La carità tecnologica, che è fatta di strumenti ma anche di saperi, è un buon modo per umanizzarci tutti, usando bene della tecnica e dell’umano che siamo. In alto il cuore ed alla prossima puntata.
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