
Don Luca tu insegni in diverse università ed incontri molti giovani, anche delle superiori e bambini nelle classi di catechismo in parrocchia. Come vedi il rapporto tra tecnologia ed educazione?
Bentrovati a tutti. Partiamo da un dato: secondo il world economic forum il 65% dei bambini che adesso sono alle elementari faranno un lavoro che oggi neppure esiste e che i loro educatori, tutti noi, non conosciamo ancora e per il quale non siamo minimamente preparati. Il mondo che essi abiteranno da adulti, non solo il mondo lavorativo quindi, sarà abitato dalla razza umana, forse, ma non sappiamo molto di più oltre a questo. Non sappiamo che clima avranno, come saranno organizzate le città, come sarà l’economia globale e le risorse a cui potranno attingere.
Beh ci spaventi un po’ dicendo così.
Tutto questo potrebbe essere motivo di preoccupazione o di speranza. Passiamo subito alla speranza che a preoccuparsi è facile. La speranza che vedo è quella di poter ricominciare a vedere il mondo con occhi nuovi, con i loro occhi. Anziché educarli a far parte di un sistema che conosciamo, di fatto facendoli diventare efficienti rotelline di un meccanismo noto, diventa decisivo, e certamente più interessante per tutti, educarli a capire, apprendere, affrontare le novità, crearle, imparare a collaborare, a conoscere, a stimarsi. Possiamo forse e finalmente uscire dalla mentalità del fare qualcosa per entrare definitivamente nella mentalità dell’essere qualcuno.
Cosa intendi?
Oggi i sistemi educativi, di stampo ottocentesco, addestrano – come noi siamo stati addestrati – a fare delle cose. Siamo scimmie evolute nel grande circo del mondo. Fare di conto, saper leggere, saper scrivere. Memorizzare e ripetere concetti, usare quei concetti per fare delle cose. Questa è la scuola che abbiamo davanti. Nessuno di noi, a scuola e salvo rare eccezioni, ha imparato a creare, a leggere se stesso, a cooperare con altri, a leggere gli altri per creare sinergie. Tolto le capacità di base – leggere, scrivere e comunicare – potremmo imparare a creare cultura, a creare musica, a creare filosofia. Imparando da chi lo ha fatto prima di noi, certamente, ma non semplicemente raccontando che lo ha fatto. Non abbiamo lo spazio per andare oltre, ma per cominciare tutti insieme a pensare oltre, quello sì. In alto il cuore ed alla prossima puntata.
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