
Continua il nostro racconto dei teatri torinesi. Questa settimana conversiamo con Luciano Cannito, direttore dei teatri Alfieri e Gioiello di Torino e regista, tra le altre cose, del musical di Rocky andato in scena negli scorsi giorni con grande successo.
Buongiorno Direttore Cannito, la stagione all’Alfieri è iniziata con Rocky-Il Musical. Come è nata l’idea di portare in Italia questo musical?
Rocky è, a suo modo, un progetto italiano. Se ci pensiamo, è la storia di Sylvester Stallone che da figlio di emigranti italiani realizza i suoi sogni. E proprio nel suo film il suo personaggio lo ha chiamato lo “stallone italiano”. Poi uno spettacolo che aveva avuto un tale successo a Broadway, in Germania e in altri paesi, era strano che non arrivasse anche in Italia, in una produzione completamente realizzata a Torino.
E secondo lei, qual è il motivo di questa “assenza”?
Credo che sia stato uno degli spettacoli più difficili che realizzato nella mia carriera. Ma nonostante ciò, il pubblico ci ha ripagato molto. Non avevo mai visto, prima di questo spettacolo, un successo cosi trasversale che riguardasse tante generazioni differenti.
Se lo aspettava un successo del genere?
Evidentemente sia il film, sia la storia d’amore, sia il messaggio che contiene lo spettacolo sono diventati universali e magnetici per le nostre emozioni. Ho visto tanta gente piangere al termine dello spettacolo e quasi sempre le repliche si sono concluse con le persone che si alzavano in piedi ad applaudire.
Passando al cartellone dell’Alfieri, si notano diversi musical. Perchè questa scelta?
Il Teatro Alfieri come il Sistina di Roma, il Verdi di Firenze e il Nazionale di Milano fa parte dei 4 grandi teatri del musical. Dunque, questo genere è sempre stato fatto qui. Però è anche vero che io ho cercato di dare una virata verso le grandi produzioni e il grande musical di qualità, che è molto amato al grande pubblico in quanto pop, spettacolare e di facile fruizione.
Una forma totale di teatro.
Si, se ci pensiamo il musical racchiude in se tutte le forme di spettacolo dal vivo. Quello che era nello scorso secolo l’opera lirica, oggi sta diventando sempre di più il musical.
Rimanendo nel tema, oggi si parla spesso di crisi del teatro. Lei pensa che il musical possa essere un’ottima calamita per il pubblico?
La crisi del teatro è soprattutto per gli spettacoli di bassa qualità. Perchè quando ci sono spettacoli belli ed interessanti la gente ci va. Io non credo alle crisi del teatro, oggi la gente è più colta, più informata e più consapevole di prima e perciò gli spettacoli mediocri e di bassa qualità si evitano di più rispetto al passato. Soprattutto in una città come Torino, che è una città che ha una fruizione teatrale tra le più alte d’Italia, le persone sanno riconoscere perfettamente uno spettacolo buono da uno mediocre.
La qualità però ha costi maggiori.
Certo, la scelta della qualità e della eccellenza è una scelta di produzioni che hanno costi più alti e più difficoltà alla circuitazione perchè necessitano di basi economiche più salde. Ma è proprio questo l’impegno mio e di Fabrizio Di Fiore sul nuovo corso dei teatri Gioiello ed Alfieri. Infatti il pubblico ci sta premiando visto che siamo passati da 85mila spettatori a 212mila.
A proposito del Gioiello, che tipo di pubblico ricerca questo teatro?
Il Gioiello ha una vocazione una prosa brillante, divertente e piacevole con nomi di spicco del teatro italiano, differenti alle grandi produzioni che ospiteremo all’Alfieri.
Rimanendo sul tema del cartellone di questi due teatri, come funziona la scelta dei titoli?
Si cerca di offrire al pubblico degli spettacoli che sono consolidati e che il pubblico conosce e vuole vedere, ma allo stesso tempo abbiamo anche il dovere di investire su nuove produzioni magari sconosciute al pubblico torinese: un’operazione che stiamo facendo al Teatro Gioiello con grande successo.
Lei prima ha detto che Torino è una città che ha una vocazione fortemente teatrale. Le chiedo quindi se c’è uno spettacolo nel cartellone di quest’anno del quale si ritiene orgoglioso di avere in quanto direttore.
Io sono orgoglioso di produrre tutti nostri spettacoli, quindi noi avremo in cartellone torinese Rocky, Cabaret, Saranno Famosi ma anche Il Lago dei Cigni, che sarà una prima nazionale di un balletto classico all’Alfieri con una scenografia virtuale creata con l’intelligenza artificiale immersa in un ledwall.
Ci sarà anche Salemme in cartellone.
Certo. La cosa curiosa legata a Vincenzo Salemme, è che non sapeva ancora il titolo del suo nuovo spettacolo ma nonostante questo mi ha detto di volerlo assolutamente fare a Torino e cosi lo abbiamo inserito in cartellone. A questo proposito mi viene in mente anche la presenza al Gioiello di Simone Cristicchi, che ha sempre fatto spettacoli in teatri molto grandi.
Per salutarci, le chiedo quali sono le aspettative di questa stagione: si attende un consolidamento o addirittura ancora un migliomento dei numeri?
Io sono della scuola antica che racconta che non bisogna mai essere arrivati perchè altrimenti si scende da un autobus ancora in corsa. Quindi, non mi fermo mai e per esempio sono riuscito ad intercettare a stagione chiusa Brignano che con I 7 Re Di Roma sarà a dicembre all’Alfieri. Quindi mi aspetto un’ulteriore evoluzione dei numeri che abbiamo fatto lo scorso anno, ma anche la fidelizzazione del pubblico per il lavoro onesto e sincero che stiamo facendo.
di Riccardo Minniti