“La collaborazione uomo-macchina potrebbe aiutarci per la scoperta e la riflessione sui nostri limiti”


Recentemente sono stati creati dei prototipi di intelligenza artificiale più “umana”, ce ne puoi parlare?

Certamente. La tecnologia in genere viene creata potenzialmente senza difetti di calcolo, per superare le capacità umane e questo spesso determina il limite nell´utilizzo pratico dell´AI. L´alternativa potrebbe essere Maia, un sistema di intelligenza artificiale al momento applicato agli scacchi, che non cerca di superare l´umano a qualunque costo, anzi sbaglia. Il capo del team di ricerca Jon Kleinberg ha spiegato questa scelta dicendo che «Così gli scacchi diventano un luogo in cui possiamo provare a comprendere le abilità umane attraverso la lente dell’IA super intelligente». Questa è una modalità in cui l´intelligenza artificiale non apprende ad approfittare degli errori umani, ma a comprendere quali possano essere, riducendo la disparità tra decisioni dell´AI e comportamento umano.

E quali possono essere i benefici?

Si tratta di un ottimo alleato digitale. Ogni attività, e in particolare il lavoro, anche da un punto di vista teologico dovrebbe avere prima di tutto un valore vocazionale, essere strumento di comprensione di ciò che siamo per aiutarci a svelare un “io” più profondo. Questa nuova collaborazione uomo-macchina potrebbe aiutarci in questo senso, per la scoperta e la riflessione sui nostri limiti. Per comprendere che non sono essi un male, ma un luogo di incontro con noi stessi e con il desiderio di migliorarci. Può essere quindi l´occasione che permette all´umano di avvicinarsi alla tecnologia senza però “macchinizzarsi” per poter stare al passo con essa. Inoltre, se il sistema di AI segue schemi a noi più familiari e facilmente comprensibili, sarà più semplice comprenderne l´azione e controllarla, nonché indirizzarla. Maia potrebbe gettare le basi, quindi, per una tecnologia più governabile e trasparente.

A presto, alla prossima settimana, ed in alto il cuore.

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