In autunno riprendono anche le attività lavorativa tra presenza ed assenza, tra smart working e ritorno in ufficio per molti, ci sono delle novità?
R: La pandemia ci ha consegnato una nuova organizzazione del lavoro strettamente connessa con le possibilità tecnologiche che abbiamo, nuova organizzazione per le aziende e per le persone che fanno un lavoro che permette lo smart working. Dopo un tempo di far west qualche cosa si sta muovendo, si sta cominciando a pensare delle soluzioni che tengano insieme tanto le esisgenze delle imprese quanto quelle dei lavoratori in un tempo che purtroppo è ancora molto fluido rispetto alle possibilità concrete di scegliere come muoversi.
D: Quali sono le questioni in gioco?
Senza dare giudizi tra buoni e cattivi mi sembra importante sottolineare che vi possono essere due approcci, un primo esclusivamente basato sul calcolo dei costi benefici in termini economici ed un secondo che guarda di più ai rapporti interni tra le persone che in azienda vivono. Credo si importante considerare che una impresa, infatti, certamente ha come obbiettivo fare del profitto, ma è anche un luogo dove si incontrano delle persone, che ci vivono. Possono avere ruoli diversi, chi comanda e chi esegue, ma alla fine si parla di persone in un spazio che fanno cose insieme. E lo stesso vale anche per lo smart working: se lavori a casa sei qualcuno che solitamente vive con altri, il lavoro come incide su quei rapporti tra le persone?
D: Ci puoi fare degli esempi?
Per fare due esempi uno è quello di Google che ha calcolato quanto risparmia il lavoratore nel lavorare a casa (trasporti ad esempio) e quindi quanto… tagliare la busta paga. L’altro è un accordo delle Assicurazioni Generali siglato alla fine di luglio con alcune sigle sindacali che prevede alcuni accorgimenti per il buon vivere del dipendente come il divieto di fare call dopo le 18 o l’inserimento di pause di almeno 10 minuti tra una call e l’altra. Sono due approcci diversi, legittimi entrambi, ma che mi pare segnino la differenza europea. Mettere l’umano al centro significa ridisegnare il mondo a partire da qui. Lavorare per essere qualcuno, per scoprirsi qualcuno prima ancora che per danaro, pur necessario e legittimo. Una buona partenza che speriamo dia buoni frutti. In alto il cuore ed alla prossima puntata.
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