
Riprendiamo dove ci siamo lasciati la scorsa volta. Per chi non era all’ascolto dalla tua provocazione facciamo in modo che i social siano come li vogliamo noi e non come li vogliono loro che li gestiscono.
Riprendiamo di qui allora che significa dire che i social sono un prodotto e che noi consumatori utenti qualcosa possiamo fare affinchè siano più in un modo che in un altro. Puntiamo, ad esempio, di più sull’intensità delle emozioni. Io vorrei dei social che ci permettano di desidera di incontrarci di persona e non il contrario, illudendoci di poter gestire tutti e tutto a distanza, senza perdere nulla, senza dover perdere nulla.
Come è possibile?
Innanzitutto ragionando di cosa è successo. Siamo passati dal vederci al telefonarci, per fare presto, per fare prima, per avere più tempo per altri. Poi dal telefono al messaggio, alla chat, per essere contemporaneamente, lontani da tutti, con tutti e nello stesso tempo. La stessa battuta a tutta la lista, lo stesso meme a tutti, gli stessi auguri. Manco più nostri, riciclati. Poi i social in cui comunichiamo con tutto il mondo, apparentemente, ma in modo asincrono. Quando voglio io, quando vuoi tu. Lasciamo il nostro cuore in balia del web consegnandolo al tempo della distrazione dell’altro, della noia, quando si è stanchi, occupati a fare ciò che conta meno, a fare contemporaneamente di tutto, quindi a non fare di fatto quasi nulla. Forse è diventato anche così che il pensiero denso si riduce a passatempo, allo spazio di un like o al massimo di un condividi, raramente ad un ci penso davvero. Reagire a questo, darsi del tempo, concedere del tempo. Scegliere che non sia la quantità la qualità, l’altro davvero. Comincerei così. In alto il cuore ed alla prossima puntata.
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