“Le agenzie delle nazioni unite ci hanno chiaramente detto che siamo di fronte all’irreversibilità”


Abbiamo vissuto una estate molto strana dal punto di vista meteorologico da nubifragi al caldo intenso che segna record mondiali. Quali considerazioni possiamo fare noi di saperi digitali?

Il rapporto tra salute dell’ambiente e tecnologia è un rapporto decisivo. Questa estate agenzie delle nazioni unite ci hanno chiaramente detto, ed il clima come ricordavi che lo ha sbattuto in faccia, che siamo di fronte all’irreversibilità. Eppure tolti qualche titolo sui giornali e qualche frustrazione di chi ha vissuto le ferie nel periodo sbagliato – troppa pioggia o troppo caldo – non mi pare che vi sia una corsa a cambiare le cose. Mi pare che su questo tema la tecnologia mostri tutta la sua ambivalenza e che proprio questo tema ci dica la necessità di una riflessione condivisa.

Spiegaci meglio.

La tecnica ci illude. Ci illude che tutto sia reversibile, stoppabile, riannodabile. Non perdiamo più l’inizio di un film, se qualcosa accade stoppiamo lo streaming e riprendiamo appena possibile. È una sciocchezza, ma è il segno che la tecnica ci ha educato che quello che vogliamo lo possiamo avere, subito, senza aspettare, quando ci fa comodo. Che il mondo va avanti, ma quello che ci interessa e coinvolge no, è a nostra disposizione, si adatta al nostro tempo. Il clima no. Lo scioglimento dei ghiacci al polo no, la plastica nel mare che diventa il pesce che mangiamo no. Non siamo i padroni del tempo e dello spazio. Non lo siamo mai stati, far finta di esserlo oggi è ridicolo.

Ma ci sono degli aspetti positivi anche vero?

Certamente. La tecnica ci permette se non di invertire dei processi di rallentarli, di ripristinare alcune situazioni, ci permette di monitorare l’ambiente mille volte meglio di un tempo, ci permette di custodire le risorse scarse,  penso all’acqua in agricoltura, i concimi chimici e via di seguito. Però la questione non è tenica, è sociale e politica. Dobbiamo tutti renderci conto che la vita buona ha un costo e decidere tutti culturalmente che lo dobbiamo pagare, per noi e per i nostri figli. Educandoci di nuovo al senso del sacrificio che non è semplicemente dirci dei no, ma capire che certi sì più importanti comportano dei no più piccoli, ma nell’immediato. Quei no, come diceva un libro sull’educazione dei neonati di qualche anno fa, che aiutano a crescere. Una tecnologia per un sì più grande, da dire insieme. In alto il cuore ed alla prossima puntata.

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