Moscato o Riserva, purchè sia Canelli


Una serata-provocazione al ristorante Cubique di Torino con l‘Associazione Produttori Moscato Canelli. Abbinamenti inconsueti con il cibo e tanta curiosità. Il racconto dei vini.

Il Canelli docg è un Moscato con la spiccata caratteristica di saper portare bene gli anni. Lo dimostra innanzitutto il disciplinare, che prevede la menzione Riserva quando il vino supera i tre anni dalla vendemmia.

Canelli e Riserva sono due vini diversi, con differenti identità e caratteristiche di invecchiamento.

Ultimamente a Canelli tendono a fare uscire il vino un po’ più avanti rispetto al Moscato d’Asti e anche a stipare in cantina bottiglie che maturano qualche anno.

L’evento Il Canelli e i colori del vino mi ha dato la possibilità di avvicinare la nuova docg e di giocare con l’abbinamento cibo-vino.

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Una serata nata per dimostrare che il Canelli può essere accostato anche a piatti non necessariamente dolci. L’importante è centrare l’abbinamento, giocando soprattutto sul carattere amaro e piccante, saltando da un moscato giovane ad uno maggiormente affinato.

Gianmario Cerutti, presidente dell’Associazione Produttori Moscato Canelli, spiega chiaramente le caratteristiche del prodotto.

«Il Canelli ha generalmente una prima fase di freschezza, che dura intorno ai due-tre anni e sa mantenere meglio di altri vini moscato grazie all’altezza delle colline della zona classica. Trascorsa questa fase il vino sembra semplicemente un moscato vecchio per circa sei mesi. Quando si apre la fase della terziarizzazione il vino al naso è molto intenso e in bocca sembra meno dolce, perché le sensazioni retro-olfattive tendono a coprire la dolcezza».

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Mi incuriosisce la scelta di far nascere anche la tipologia Riserva, destinata a bottiglie che sappiano migliorare attraverso la maturazione e l’affinamento.

«I Canelli Riserva hanno tali complessità aromatiche da sembrare meno dolci – spiega ancora Cerutti –. È un vero e proprio salto di qualità che procede nel tempo con speziature dolci, zafferano, talvolta idrocarburi, fieno e timo. Può reggere abbinamenti con il cibo molto diversi da un Moscato giovane».

LA STORIA DEL CANELLI DOCG

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Nel 2001 un gruppo di produttori dell’area di Canelli danno vita ad un’associazione, accomunati dall’idea di definire e promuovere uno standard qualitativo superiore del Moscato d’Asti.

Nel 2019 il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti dà il via all’iter burocratico per il riconoscimento di una nuova denominazione con proprio disciplinare di produzione. La sottozona Canelli si stacca dal disciplinare dell’Asti.

Nel 2021 il Comitato Nazionale Vini DOP e IGP approva la proposta di disciplinare della nuova docg.

Nel gennaio 2023 l’Unione Europea definisce il riconoscimento definitivo della denominazione Canelli. A giugno il Ministero delle Politiche Agricole conclude l’iter per il riconoscimento della denominazione.

Canelli è una nuova DOCG e quella del 2023 è la sua prima vendemmia.

DAL DISCIPLINARE

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La denominazione di origine controllata e garantita Canelli è riservata al vino realizzato esclusivamente dal vitigno Moscato Bianco per le seguenti tipologie: Canelli o Canelli Moscato; Canelli Riserva o Canelli Moscato Riserva.

La zona di produzione comprende territori delle province di Asti e Cuneo. In provincia di Asti l’intero territorio dei comuni di Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo ed in parte il territorio dei comuni di Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d’Asti, Loazzolo, Moasca, San Marzano Oliveto; in provincia di Cuneo l’intero territorio dei comuni di Castiglione Tinella, S. Stefano Belbo ed in parte il territorio dei comuni di Cossano Belbo, Neive, Neviglie, Mango.

Le condizioni di coltura dei vigneti devono rispondere ai seguenti requisiti: terreni calcarei a tessitura da franco argillosi a franco sabbiosa; giacitura collinare; altitudine minima di 165 m s.l.m., altimetria massima di 500; esposizione su pendii, dossi e altipiani soleggiati, con esclusione dei terreni di fondovalle.

Allevamento a controspalliera con potatura a guyot, vendemmia manuale, resa massima 9,5 t/ha per entrambe le tipologie che scendono a 8,5 se in etichetta si menziona la vigna.

Il Canelli Riserva non può essere immesso al consumo prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento, di cui almeno 20 mesi in bottiglia.

Descrittori del Canelli: aromatico caratteristico dell’uva moscato, fragrante, con sentori che corrispondono a floreale di fiori di campo e acacia, fruttato albicocca, pesca, mela renetta, accenni agrumati e di miele, a volte con sentori vegetali freschi.

Descrittori del Canelli Riserva: complesso, varietale aromatico tipico del Moscato, con sentori fruttati di pesca e agrumi, sentori più o meno intensi di vegetali balsamici quali salvia, melissa o timo. Con il prolungarsi dell’affinamento in vetro possono essere percepiti sentori di frutta candita, idrocarburi o spezie dolci, zafferano.

L’ASSOCIAZIONE PRODUTTORI MOSCATO CANELLI

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Ventidue soci, ma l’associazione è giovane e continua a raccogliere adesioni.

Sono presenti le seguenti aziende:

Beppe Marino, Bocchino Giuseppe, Ca’ d’Gal, Cà de Lion, Cantina Pianbello, Cascina Barisél, Cascina Cerutti, Cascina Fonda, Castello di Canelli, Coppo, Forteto della Luja, Ghione Anna, L’Armangia, La Morandina, LHV Agricola Avezza, Mario Torelli, Merlino Piercarlo, Mongioia, Saracco Paolo, Scagliola Giacomo, Tenuta il Falchetto, Villa Giada.

LA DEGUSTAZIONE

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La degustazione avviene all’interno dell’evento Il Canelli e i colori del vino, presso il ristorante Cubique di Torino.

La serata prevedeva un menu di quattro portate abbinato a tre Canelli docg e un vermouth a base Canelli.

Eccellenze gastronomiche a confronto con la punta di diamante del Moscato, con abbinamenti inaspettati ma di indubbio interesse.

Canelli Sant’Ilario 2023 Ca’ d’ Gal

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In arrivo da una selezione di più vigne vecchie di età media intorno ai 70 anni tra Calamandrana e Cassinasco. Resta fino alla primavera a temperatura controllata sotto lo zero termico. Quando entra in bottiglia completa l’affinamento per almeno tre mesi nel vetro durante il periodo estivo. È un Moscato che ha bisogno di tempo per trovare la sua struttura acquisendo la longevità propria della denominazione. Ha mineralità e buon bilanciamento tra acidi e zuccheri. Profuma di erbe aromatiche e frutta gialla, pesca su tutto. È fine e cremoso.

Canelli 2018 L’Armangia

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Viene da un terreno composto da limo calcareo quasi privo di argilla, con terra bianchissima e discretamente drenante. Il vino ha struttura e tenore alcolico, con buona acidità e salinità di fondo. L’evoluzione consente di sentire l’arancia candita, il litchi, frutti maturi. Sono presenti anche sentori di miele, menta e tracce di idrocarburo. L’alcol effettivo è intorno ai 5,80 con notevole residuo zuccherino. L’azienda, di 11,5 ettari, è a conduzione famigliare e produce 24mila bottiglie di Moscato. Canelli e Riserva sono lo stesso vino, imbottigliato tra maggio e luglio, ma con diversi tempi di permanenza in vetro.

Canelli Surì Sandrinet 2016 Cascina Cerutti

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Cascina Cerutti dispone di vigneti alti 400-450 metri con vista sulla valle di Canelli. Questo surì è una selezione della miglior partita di uve, con imbottigliamento l’anno successivo alla vendemmia. Impiega almeno quattro anni di affinamento in vetro prima di uscire sul mercato. Tra il quarto e il quinto anno esplode la terziarizzazione e questo campione lo dimostra. Ha ancora freschezza viva e aromi fruttati accanto a sentori di zafferano e note balsamiche. Si beve volentieri l’intera bottiglia.

Hill Vermut Bianco Cà del Lion

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Base Canelli con botaniche piemontesi: santoreggia, genziana, salvia, tarassaco e artemisia. È dolce ma non troppo, perfetto nell’abbinamento con lo zabaione e il gelato con crumble salato. Forse rappresenta l’abbinamento più scontato della serata, quello che non tradisce mai, ma dimostra di reggere anche oltre un semplice aperitivo o un fine pasto. Ha residuo zuccherino di 150 grammi e 17° alcolici. È il primo e finora unico vermouth all’interno dell’associazione produttori. Realizzato dalla Distilleria Canellese come Vermouth di Torino Superiore.

Fabrizio Bellone

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