
Ben ritrovati da Valter Gerbi. Nel nostro radio Blog di questa settimana parliamo di femminicidi.
Femminicidio: qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico, psicologico, fino alla schiavitù o alla morte, Questa è la definizione che ci fornisce il vocabolario italiano. Dobbiamo riflettere sul numero delle morti e sul loro incremento, specie negli ultimi anni. Il 2020 è stato l’anno in cui incidenza della componente femminile di omicidi è stata del 40,6 %, cioè la più alta di sempre. E, poi, non va dimenticato il fatto che l’89% di questi omicidi avviene in famiglia, sotto la presunta etichetta di un amore sbagliato. Sono spesso storie finite male che conducono a questo tragico epilogo e, anche se la nostra società è migliorata per tanti aspetti, permangono zone d’ombra, alcune persone restano ancorate a un vecchio ancestrale sistema di giustizia personale. I carnefici non appartengono solo al ceto con un basso livello culturale, di bassa estrazione; spesso sono uomini importanti, acculturati, di famiglie per bene. La nostra società è, spesso, in silenzio al riguardo. Proprio poche settimane fa alcune donne hanno sottolineato come a protestare contro i femminicidi siano soltanto e sempre le donne, gli uomini si tengono da parte come se fossero infastiditi della questione, come se la cosa non interessasse ai più. Ci si deve impegnare tutti al riguardo: fare in modo che possa essere dato in tempo l’allarme, che si crei una vera e propria rete di assistenza per chi è vittima di violenza e che sta scivolando verso un punto di non ritorno, occorre istituire un fondo per l’indennizzo delle donne vittima di violenza e per i loro figli, bisogna fare in modo che la società si responsabilizzi maggiormente verso questo fenomeno e che se ne parli, si affronti nelle scuole. Dare l’allarme in tempo è forse l’unico modo, l’unico sistema per uscire da questa spirale di violenza che, alla fine, diventa sinonimo di morte, di annientamento. L’impegno, lo ribadisco, riguarda ciascuno di noi, ciascuno nel proprio ambito lavorativo, familiare, sociale: dobbiamo accorgerci dei segnali che vengono lanciati e contribuire a rendere più sicura la vita di tutti.
È tutto anche per questo diciottesimo appuntamento. Inviate le vostre osservazioni alla mail di radio blog redazione@zipnews.it A risentirci e buon ascolto.
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