Riconteggio: strategie dilatorie potenzialmente autolesionistiche

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Non era difficile prevedere il tenore delle polemiche all’insegna delle quali, oggi, si è archiviata la settimana numero uno di riconteggio delle schede in quel di Torino (tradotto, il riconteggio del blocco di schede che, da solo, pesa grosso modo per la metà del totale).

Risolte ormai dal TAR le questioni relative alle spese per il riconteggio, la dichiarata (o quasi) strategia dilatoria dei legali di Cota si arrocca sull’unica questione sicuramente sganciata dagli aspetti economici: le condizioni degli scatoloni.

A questo punto occorre ricordare che, in pendenza di riconteggio, le schede di tutto il Piemonte erano state parcheggiate in un capannone di Chieri (zona industriale Fontaneto, tra Chieri centro e Santena). Delle modalità di tale parcheggio, parlavamo giorni fa con l’avv. Sabrina Molinar Min, legale delle associazioni consumeristiche chieresi e quindi particolarmente versata nei dettagli logistici locali. Dettagli che come al solito, nella loro semplicità, travolgono mesi di sottili questioni giuridiche.

Le schede sono state trasportate nel capannone di Chieri da ciascun singolo comune, indipendentemente dal tribunale per esso competente – spiegava Molinar Min –; così, quando gli incaricati di ciascun tribunale si sono presentati per il ritiro, hanno dovuto ‘pescare’ i loro scatoloni in mezzo a tutti gli altri, spostando e rispostando mille volte”.

Se le modalità di stoccaggio e di prelievo sono state queste, è facile immaginare che gli ormai celebri scatoloni non si presentino – come si suol dire – freschi come una rosa. E proprio su tale look comprensibilmente consunto i legali di Cota argomentano circa possibili manomissioni del loro contenuto.

Riesce, però, francamente difficile comprendere perché gli avvocati del centrodestra persistano su tale linea ostruzionista. Una strategia che – mettendosi nei loro panni – poteva avere un senso fino al 29 settembre scorso, quando non si sapeva se sarebbero arrivati i soldi per ricontare. Ma che, a questo punto, si presenta come un pericolo boomerang.

Il segnale in tal senso è giunto, chiarissimo, dallo stesso TAR. Il quale ha rinviato la propria udienza al 4 novembre, ma ha ordinato che i riconteggi terminino entro il 15 ottobre. Motivo: il 19 ottobre, è in programma a Roma l’udienza con la quale il Consiglio di Stato dovrà decidere sull’appello di Cota contro l’esclusione delle liste, e accogliere o meno il controricorso dei legali della Bresso che – in caso di riconteggio impossibile o non chiaro – chiede il ritorno dei piemontesi alle urne, o addirittura la proclamazione diretta, mediante sentenza costitutiva, della Bresso quale redivivo governatore del Piemonte.

Decisioni queste ultime che – ci pare – non sarebbero certamente gradite al centrodestra. E che appaiono tanto più probabili quanto più il riconteggio si riveli difficoltoso. Riesce quindi difficile capire perché i legali di Cota si ostinino a renderlo tale, invece di lasciarlo scorrere il più rapidamente ed efficacemente possibile.

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