Il Museo Fotografico Italiano “Camera” di Torino ospita una delle mostre più interessanti dell’anno “Robert Capa e Gerda Taro: Fotografia, Amore e Guerra”. L’esposizione è incentrata sulla loro vita professionale insieme durante la guerra civile spagnola. Si conoscono nel 1934, quando Endre Friedmann, un fotografo ungherese che viveva in esilio a Parigi, doveva scattare delle foto pubblicitarie e mentre cercava una modella, incontrò una bella ragazza dai capelli rossi Gerda Pohorylle. Iniziò così una delle relazioni più iconiche della storia della fotografia. Endre (in seguito Andre) Friedman e Gerda Pohoriler, che cambiarono i loro nomi in Robert Capa e Gerda Taro, furono cronisti fotografici della guerra civile spagnola e rivoluzionarono la fotografia. La mostra racconta la loro storia attraverso 120 fotografie curate da Walter Guadagnini e Monica Poggi.
Lui è diventato il fotografo di guerra più famoso del 20° secolo grazie alle sue foto autentiche dell’invasione del D-Day sulla spiaggia di Omaha in Normandia. Il loro coraggio costò la vita sia a Gerda sia a Robert: lei fu uccisa in prima linea nella guerra civile spagnola nel 1937, e lui fu ucciso da una mina in Indocina nel 1954. Endre Friedman lasciò la nativa Ungheria per Berlino nel 1931 e subito dopo fu arrestato dalla polizia segreta per le sue attività studentesche di sinistra. André Friedmann e Gerda Pohorylle si innamorarono formando un sodalizio artistico ed emotivo che li portò sia a frequentare i caffè del Quartiere Latino, sia a dedicarsi anche alla fotografia durante le lotte politiche. Per attirare gli editori, Gerda creò il personaggio di Robert Capa, come se fosse un famoso fotografo americano arrivato da poco nel continente. La loro diventa una forma di auto-reinvenzione che gli consentirà di vendere le proprie foto a prezzi più alti guadagnandosi da vivere con il proprio lavoro. Un altro momento importante sarà il viaggio in Spagna, in agosto nel 1936, per documentare la guerra civile in corso tra repubblicani e fascisti e fu qui che Capa scattò la leggendaria foto del “Miliziano colpito a morte” presente in una delle 5 sale della mostra mentre Gerda scattò “Una miliziana in addestramento”, una ragazza sulla spiaggia con la pistola puntata e scarpe con i tacchi, sicuramente un punto di vista inedito della guerra fatta e rappresentata da donne. In una sala è anche presente la scoperta, alla fine degli anni ‘90 in Messico, della famosa “valigia messicana” (custodita dal generale Francisco Aguilar Gonzales). Si trattava di tre scatole con più di 4500 negativi che Capa affidò a Cziki Weiss per farle arrivare tramite un miliziano alla diplomazia cilena o messicana. Negativi di grande importanza civile che Capa preferì far custodire per la paura che fossero distrutte. Le loro fotografie furono pubblicate sui maggiori giornali del tempo, da Vu a Regards a Life, dando alla coppia un grande successo (spesso firmavano con un`unica sigla).
Dopo la morte, la Taro divenne un’eroina, mentre lui nel 1938 darà alla luce l’epocale volume “Death in the Making”, dedicato alla compagna, nel quale si trovano molte delle immagini visibili in mostra, di entrambi i fotografi. Robert Capa diventerà il fotografo di guerra più celebrato e mitizzato del secolo – fino alla sua morte, in Indocina nel 1954 all’età di 40 anni. A parte nel libro, non nominò mai più Gerda, pioniera nel lavoro come nella vita. Sia lei che Robert Capa credevano che le loro fotografie potessero cambiare il modo di pensare alla guerra e noi ammirando i loro lavori alla mostra gli diamo ragione.
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