
Dal 30 marzo al 3 aprile una carovana di pace ha raggiunto i territori ucraini di 30 di Odessa, Mykolaiv e Kherson. La carovana di 25 furgoni e 150 volontari ha consegnato aiuti e generi di prima necessità alle vittime delle guerra e un messaggio di solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita.
Il centro culturale Michele Morelli (in corso Palestro 14) ha invitato i volontari Gianni D’Elia, Dino Maldera e Fabrizio Floris per raccontare l’esperienza, oggi, giovedì 18 maggio, alle 21.
Immaginate di restare senza acqua né corrente elettrica, non potete cucinare, non funziona internet e dopo pochi giorni neanche telefonare perché non riuscite più a ricaricare i telefoni. Ogni tanto dovete scappare in cantina, all’inizio alcune ore, poi la notte e da ultimo tutto il giorno. C’è puzza, state in una stanza con letti ammassati, con altre persone che non conoscete e uscite solo in alcuni momenti per procurarvi cibo. La vostra azienda è chiusa, non potete lavorare e non ricevete lo stipendio, lo Stato cerca di farvi avere qualche sussidio, ma non basta.Questo è quello che hanno passato per mesi gli abitanti di Mykolaiv. Oggi anche se non ci sono bombardamenti da circa due mesi la città sembra spettrale, pochissimi veicoli in circolazione, poche persone, tutta vuota e grigia, sembra disabitata. Una città fatta solo di donne, bambini e anziani. Qui i partecipanti della carovana “Stop the war now” sono stati accolti dall’associazione Youth of Ukraine e Maxim Kovalenko li ha accompagnati a distribuire gli aiuti trasportati in una zona periferica della città. Ma prima di tutto ha chiesto al gruppo di 150 italiani di cantare Felicità, Knockin’ On Heaven’s Door, Nich yaka misyachna, qualsiasi canzone “per farci vivere dopo mesi di assedio un piccolo momento di serenità”.
Ingresso libero.
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