Trattoria Italia, un viaggio nella cucina di una volta


Esce domani in libreria l’ultimo libro di Andrea Coppola impreziosito dalle fotografie di Francesca Fumagalli. Venti locali e cento ricette che sanno di memoria e di gusto.

La Trattoria Italia del mio cuore non esiste più. Bruno e Anna Maria sono andati in pensione e nessuno ha rilevato quel locale accogliente nel centro di Ceva che mi ospitava rendendo più gradevoli i trasferimenti tra Torino e il mare della Liguria.

Si chiamava Ristorante Italia, come tanti altri nella penisola, ed era il regno dei funghi, dei tagliolini con i fegatini di pollo e di tante altre prelibatezze che mi hanno accompagnato per almeno una ventina d’anni.

Un posto dove mangiare bene e, soprattutto, stare bene.

È quello che deve aver pensato Andrea Coppola quando ha deciso di intitolare il suo viaggio attraverso le cucine regionali con quel nome: Trattoria Italia.

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Un viaggio che parla di ricordi, di piatti veraci, di gusti netti ma semplici. Quel viaggio è diventato un libro, pubblicato da EDT, in uscita da domani in libreria.

Trattoria Italia non è una guida di ristoranti, né un volume di ricette. È una selezione di venti locali del cuore, uno per regione, raccontati attraverso i testi e le illustrazioni di Andrea Coppola, ma anche con le fotografie di Francesca Fumagalli. Una specie di ricettario di viaggio fatto di cinque ricette per locale.

Prezzo di copertina: 25 euro.

QUALCHE BATTUTA CON GLI AUTORI

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-Andrea, come è nata l’idea di girare la penisola alla ricerca della trattoria di una volta?

«Sono partito dai luoghi del cuore e da quelli della memoria, con una prima scrematura dei posti dove ero stato da bambino con i miei genitori».

Li hai ritrovati?

«Molti non esistevano più, altri avevano modificato la loro proposta e si erano trasformati in qualcos’altro, ma qualcuno si era salvato. Ci siamo confrontati con Francesca Fumagalli e siamo partiti con alcuni dei sopravvissuti. Poi abbiamo cercato gli altri».

-Il libro si apre con il racconto di un locale valdostano, Da Ange a Champdepraz.

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«Un bar trattoria di paese, il tetto con le lose, pieno di habitué e lavoratori della zona. Si mangia, ma si gioca anche a carte. Cucinano quello che c’è, partendo soprattutto dall’orto. E lo fanno bene».

-Per il Piemonte avete scelto l’Alta Langa di Castino e la sua Trattoria del Peso.

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«Una realtà aperta da fine ‘800 e da 25 anni guidata da una famiglia: Rudy, Paola e il loro figlio Edoardo. Cacciagione e funghi, il bagnetto verde più buono che abbia mai mangiato e i grandi classici della cucina piemontese. Chiusura con un bonet da manuale».

-Francesca, parliamo delle tue fotografie.

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«Ho scelto di fare cose semplici, non impostate, perché quella è la filosofia dei locali che raccontiamo. Rappresentano un reportage di viaggio, rispettoso delle condizioni di luce dei luoghi».

Fabrizio Bellone

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