C’è un territorio nell’estremo lembo sudorientale del Piemonte, tra Tortona e la Val Borbera, incastonato fra valli parallele tra loro, dove la parlata delle persone assume accenti curiosi. Siamo tra le valli Grue, Ossona e Curone, in quella porzione di Basso Piemonte della provincia di Alessandria a due passi dalle province di Pavia, Piacenza, Parma e Genova. Un dedalo di percorsi, vette dalle quali tentare di scorgere il mare, sentieri di contrabbandieri o partigiani. Parlate e accenti influenzati dagli incroci famigliari, o dal destino lavorativo degli uomini. Questa terra è fatta di colli dove il prato si alterna al bosco, gli alberi da frutto alla vite. Siamo nei Colli Tortonesi, territorio influenzato dalle culture di passaggio, magari incerto e scomodo, tra i monti, il mare e la pianura Padana. Eravamo già stati altre volte qui, quasi sempre al seguito della passione per il vino e la cucina di queste parti, anch’essa contaminata in positivo dalla vicinanza con tre altre regioni. Ci siamo tornati una domenica di giugno, approfittando dell’invito di Slow Food Piemonte e della Condotta del Tortonese, in occasione di “Quatar pass per Timurass”, iniziativa che vi abbiamo proposto nelle scorse settimane e che spero abbiate colto. Chi ha partecipato ha certo goduto dei piaceri del Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca riscoperto e rilanciato da alcuni anni grazie a Walter Massa, dotato di spiccata mineralità e di un potenziale di invecchiamento non consueto per un vino bianco. Ma chi ha partecipato senza farsi cogliere dalla frenesia di raggiungere il maggior numero di cantine possibili, nello spirito della lentezza e del piacere di conoscere tipico dell’associazione che ha proposto l’iniziativa, ha scoperto non solo le aziende, ma anche la varietà di prodotti offerti dalla natura, gli scorci impagabili sulle valli, la pulizia delle vigne, i calanchi e la maestosità dei paesaggi. Nel corso della nostra giornata abbiamo scelto di visitare solo cinque delle venti aziende disponibili ad ospitare i visitatori. Una scelta fatta in alcuni casi per ritrovare uomini e donne che lavorano questa terra con passione e competenza e per fermarsi a chiacchierare con loro in armonia. In altri casi per scoprire realtà giovani, non ancora conosciute ai più, ma che mostrano qualità ed entusiasmo in ugual misura ai primi. Ci spiace per le altre quindici, che ci ripromettiamo di visitare quanto prima. Ovunque abbiamo chiacchierato con la gente,
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visitatori attenti o spaesati, bambini fuori a giocare nel prato, mogli o mariti al fresco delle topie, altri a degustare i prodotti della vigna e della cucina. Tutti ci hanno parlato della famigliarità dell’accoglienza in ogni singola cantina, della ricchezza di proposte di etichette e eccellenze alimentari. Tanti sono ripartiti con il bagagliaio dell’auto zeppo di bottiglie, altri hanno stipato il medesimo con cassette di pesche di Volpedo, forme di Montébore o qualche salame nobile del Giarolo. Di questa giornata ci sono rimasti soprattutto i sorrisi ed il relax, ma, dal momento che questa pagina è da sempre caratterizzata dall’aspetto enogastronomico, vi lasciamo qualche breve commento sulle golosità che portiamo nel cuore. Prima tappa a Vho, azienda La Colombera, con la dinamica Elisa a dirigere le operazioni. Mille cose buone da degustare, la griglia all’aperto e quel suo Timorasso Derthona 2010 che non potete perdere, perché avrà una fantastica evoluzione. Oggi non è ancora al top, ma darà grandi soddisfazioni a chi saprà coglierlo al momento giusto. Seconda tappa da quell’istrione che è, da sempre, Claudio Mariotto. Vederlo con il cappello da chef, incerto se degustare i suoi vini o se cucinare per gli ospiti e accorgersi che riesce benissimo a fare le due cose insieme è stato divertente. Anche il suo Timorasso va atteso, ma qui vi ricordo la sua Barbera Vho. Ha frutto e sostanza, va giù che è un piacere, con costi accettabili. Terza tappa sui colli di San Ruffino, Sarezzano, da Andrea Mutti. Qui faccio davvero fatica a scegliere. Di che cosa vi parlo? Del piacere di discorrere di vino con una persona competente e infervorata come lui? Del suo Castagnoli, già perfettamente godibile nella vendemmia 2010 e che, nell’edizione 2004 appena assaggiata, mostra una freschezza da non credere? Della cucina del Pigi, il suo pollo alla cacciatora e la sua zuppa a bollire per ore e non precotta? Quarta tappa sui poggi di Montegioco, Cascina Salicetti. Una famiglia, un giovane con tante idee che mette in pratica, una bimba che è un piacere veder giocare e un pargoletto che le ruberà presto i giochi, una moglie e due nonni. Una posizione in vetta al colle dominante e rilassante e un Timorasso Ombra di Luna che nella versione 2009 ci ha davvero convinto. Quinta tappa a Montemarzino, azienda Pomodolce, il riferimento vinicolo di quel bel ristorante di qualità e sostanza che è “da Giuseppe”. Chi si è perso il suo aspic di pesche con gelatina al Moscato…è davvero un po’ più povero di me. Ma porto nel cuore anche quella magnum di Timorasso Grue 2008, il vino che mi ha stupito di più in tutta la giornata. Che cosa aspettate a venirci anche voi?
Fabrizio Bellone