Un’estate senza le tradizionali sagre e fiere


Estate permettendo – prima o poi la pioggia finirà – le sagre erano uno dei passatempi preferiti da molte persone, per una grigliata di carne, per assaggiare prodotti tipici, per acquisti a chilometro zero, ma anche ascoltare dibattiti, godere concerti e intrattenere i più piccoli in aree a loro dedicate.

Quest’anno però, per le norme di prevenzione del Covid, non se ne parla. Almeno sino a metà luglio.

Sagre, ma anche fiere e congressi sono stati ancora vietati dall’ultimo Decreto del Governo Conte sulla fase 3.

Una proibizione che mette malumore soprattutto fra gli operatori del settore. Fra i banchi dei mercati di Torino sono molti gli ambulanti che lamentano difficoltà economiche a causa della mancata possibilità di partecipare alle grandi fiere stagionali in tutto il Piemonte.

In Italia si stimano 42.000 sagre organizzate ogni anno, con un fatturato che si aggira sui 600 milioni di euro. Se a questi dati si aggiunge l’indotto creato dal turismo congressuale e fieristico la cifra sale a oltre 3 miliardi di euro. 

Dal Ministero della Salute spiegano che, al via libera, gli operatori del settore dovranno adeguarsi rigidamente alle linee guida di sicurezza dell’ultimo decreto del 12 giugno. 

Bancarelle e stand posti a un metro di distanza l’uno dall’altro, sistemi di prenotazione e di registrazione degli ingressi, per avere così la possibilità di tenere un registro delle presenze per almeno 14 giorni. 

Questo per permettere di risalire a chi era presente se si sviluppasse un focolaio di contagio.

Ovviamente mascherina per tutti e per tutta la durata dei congresso. Guanti monouso se si tocca il cibo nelle sagre e nelle fiere. 

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