
Sono numerose le indagini con dati che testimoniano come le donne lavorino di meno e, soprattutto, siano meno valorizzate sul posto di lavoro rispetto agli uomini.
L’Italia è all’ultimo posto nell’Ue per il tasso di occupazione femminile, pari al 58,1%, delle donne tra 25 e 49 anni in coppia con figli a carico. Non solo, a far riflettere dovrebbe essere che il 71,2% dei “neet” under 35 è rappresentato da 651 mila giovani donne che non studiano, non lavorano e non cercano nemmeno un’occupazione. Inoltre, tra il 2019 e il 2022 il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8%.
Eppure le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa: il nostro Paese conta, infatti, 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di istruzione superiore ai colleghi maschi.
Cosa succede nelle posizioni apicali?
Le donne dirigenti che hanno guidato la crescita nel 2021, sono un trend che prosegue anche nel 2022, guardando ai dati del comparto terziario. Il balzo registrato dalle donne dirigenti è del 13,5%, con un maggior peso assunto proprio dalle più giovani: le under 35 diventano il 39%. Milano la provincia con la quota maggiore, seguita da Roma. Torino in questa classifica è terza.
Manageritalia annuncia che stavolta a trainare la crescita sono proprio le donne, “un doppio segnale positivo per il nostro Paese, perché evidenzia come le imprese e gli imprenditori abbiano capito che per competere ci vuole più managerialità e che questa può e deve essere anche femminile”, afferma il presidente Mario Mantovani.
Nell’artigianato le cose non vanno altrettanto bene. Secondo Sara Origlia – Presidente di Donne Impresa di Confartigianato Piemonte:” Occorre ripensare il ruolo della donna nella società, nell’ambiente di lavoro e in famiglia attraverso un salto culturale che sappia riposizionare i diversi ruoli in un contesto nuovo e dinamico”.
Per sostenere questa propensione delle donne a fare impresa sono necessari interventi che facilitino loro l’accesso a strumenti per investire e creare occupazione, che consentano di conciliare lavoro e famiglia, che eliminino le disparità di trattamento tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. Tanti i passi insomma ancora da compiere.
E in politica?
La situazione sarebbe “intollerabile e fuori dal mondo” per dirla con le parole della Presidente del gruppo Liberi Uguali Verdi della Regione Piemonte Silvana Accossato. Un dato su tutti: in Valle D’Aosta nei giorni scorsi il neopresidente della Regione Testolin ha nominato la propria giunta composta da soli uomini.
Una situazione frutto di una legge regionale (quella valdostana) che insieme a Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia non prevede la doppia preferenza di genere. Situazione che ha prodotto l’effetto di avere in Consiglio regionale in Friuli 6 donne a fronte di 43 uomini, in Piemonte 9 donne e 42 uomini, in Sicilia 16 donne e 54 uomini e in Valle d’Aosta 3 donne a fronte di 32 uomini e nessuna in giunta.
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