Barolo, primi assaggi

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I nostri 2004 preferiti, per ora.  Abbiamo cominciato ad assaggiare il Barolo 2004 e le prime impressioni sono ottime. L’annata è stata classificata come “grande”, come negli ultimi 20 anni è capitato ai millesimi 1989, 1996 e 1997. Inferiore, quindi, al trittico 1999-2001 e ai mitici 1985 e 1990, anche se saranno soltanto l’evoluzione nel tempo e la differenza dei terroir a completare il quadro. Per i pochi che non conoscessero di che cosa si parla ricordiamo che  il Barolo è la DOCG più importante del Piemonte, prodotta con il 100% di uve Nebbiolo nelle sottovarietà Michet, Lampia e Rosé. Il disciplinare prevede un invecchiamento di tre anni, dei quali almeno due in botti di legno, con gradazione alcolica minima di 13 gradi. L’ultima vendemmia commercializzata è l’annata 2004 e questi sono i nostri assaggi preferiti.

Bruno Giacosa, Falletto: un gran bel bicchiere, esempio di concentrazione e di tannini molto presenti ma fini.

La Spinetta, Campè: intenso, strutturato, con discreta morbidezza.

Giovanni Manzone, Le Gramolere: manca un pizzico di carnosità, ma ha una finezza ineguagliabile. Vinificato in botte grande e tonneau. Dello stesso produttore il Bricat ha maggiore intensità, è ampio, rotondo e complesso. Nasce nella parte più alta e più vecchia del cru Gramolere. Un grande vino.

Luciano Sandrone, Cannubi Boschis: c’era da sospettarlo? E’ ancora una volta tra i migliori, con il suo naso di frutti rossi e spezie e la sua bocca ampia e rotonda. Un vino che evolverà stupendamente.

Roberto Voerzio, altro big: il suo Cerequio è fine e complesso, concentrato ma già molto piacevole. Ha una bocca superiore a tutti gli altri. Il Brunate è meno intenso ma molto fine, altrettanto notevole in bocca, molto carnoso, con una lunga permanenza gustativa.

Fabrizio Bellone 

 

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