La Finanza continua ad indagare sui 13 milioni di fondi pubblici arrivati all’azienda automobilistica torinese De Tomaso. Questa mattina sono finiti agli arresti domiciliari, con l’accusa di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, Massimiliano Alesi, ex direttore generale della De Tomaso, e Giuliano Malvino, procuratore speciale della T.A.S., la società cuneese incaricata dalla casa automobilistica di curare l’attività di engineering e di sviluppo tecnico delle autovetture da “lanciare” sul mercato.
L’inchiesta è sempre quella sulla effettiva destinazione dei fondi assegnati alla De Tomaso dal ministero del lavoro e dalla Regione Piemonte, rispettivamente per la realizzazione del progetto di formazione delle maestranze “Orientati al futuro” (il Ministero del lavoro) e di quello denominato UNIVIS, di rinnovamento delle linee di produzione, presso i due poli industriali di Grugliasco e di Livorno (la Regione Piemonte).
La figura di Giuliano Malvino ed i suoi legami con la famiglia Rossignolo erano emersi già nei primi Anni 2000, quando il manager venne arrestato in Calabria, sempre dalla Guardia di Finanza, per bancarotta fraudolenta per il fallimento di una Spa rilevata proprio dalla famiglia Rossignolo.
I magistrati contestano agli ultimi due arrestati di aver ricoperto un ruolo importante nell’indebita percezione e nell’illecito utilizzo dei fondi pubblici per 13.000.000 milioni di euro, di cui € 7.500.000 per finanziare corsi di formazione professionale ed € 5.500.000 per l’allestimento delle nuove linee produttive.
In particolare, Massimiliano Alesi è accusato di aver intascato parte del finanziamento legato alla formazione, sottraendo fraudolentemente fondi per circa 1.000.000 di euro, mediante il pagamento di fatture false emesse nei confronti della De Tomaso da società di comodo a lui riconducibili.
Le responsabilità penali di Giuliano Malvino, invece, sono legate alla sua carica di procuratore speciale della società che avrebbe emesso fatture gonfiate nei confronti della De Tomaso, pagate con i fondi erogati dalla Regione Piemonte. Parte del denaro illecitamente trasferito alla TAS è stato poi “restituito” alla holding dei Rossignolo, proprietaria della stessa De Tomaso, attraverso delle operazioni di aumento di capitale in realtà mai realizzate, e la stipula di contratti fittizi di cessione e di utilizzo del marchio “Fissore”.
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