Una gita di consapevolezza a San Sebastiano Po


Il procuratore capo di Torino, Bruno Caccia, venne assassinato il 26 giugno del 1983, 41 anni fa, dalla ‘ndrangheta piemontese.

Fu dedicata a lui e a sua moglie una cascina che è diventata simbolo della lotta alle mafie proprio perché appartenente alla famiglia di Domenico Belfiore, ndranghetista, l’uomo mandante del suo omicidio.

Ecco che è diventata emblema di riscatto in quanto sede di realtà nuove e positive dopo esser appartenuta all’uomo che gestiva un’associazione mafiosa capace di controllare il traffico di stupefacenti, l’usura, i sequestri di persona, le scommesse ed il gioco d’azzardo.

Occorsero altri 24 anni perché il bene potesse avere un riutilizzo sociale.

Fu quindi affidata al Gruppo Abele di don Ciotti che a sua volta ne ha assegnato la gestione ad ACMOS nel 2008.

La cascina è animata dalla comunità dei residenti che la abitano e portano avanti le attività. È Il racconto di una vittoria speciale, quella della società civile contro la criminalità organizzata ed il malaffare.

Nel tempo è andata trasformandosi in un centro di formazione, educazione ed ospitalità che si dedica anche alla produzione di alimenti.

Inizialmente il torrone, prodotto per raccogliere fondi grazie ai quali piantumare i noccioli e avviare l’attività di apicoltura.

Caratteristiche del bene confiscato

Una cascina ottocentesca che è stata rinnovata, un fienile di circa 200 mq ed una stalla sul cui tetto vi è un impianto fotovoltaico. Poi intorno un ettaro di terreno.

La Cascina è disposta su tre piani, per una superficie complessiva di 850 mq.

Al pianterreno e al primo piano vi è la possibilità di pernottamento e di utilizzo della cucina e della sala per le attività, poi la mansarda che è l’abitazione dei residenti.

Il terreno a disposizione comprende una zona che accoglie alcuni animali della fattoria, un noccioleto, un orto e lo spazio per cinquanta famiglie di api grazie alle quali si ottengono diverse varietà di mieli.

Progetto di riutilizzo

Dell’immobile sono a disposizione la mansarda destinata alla comunità dei residenti che porta avanti le attività del progetto. Alcune stanze per l’accoglienza dei singoli che desiderano collaborare a sostegno del progetto, camerate per i gruppi e le scolaresche in visita al bene confiscato, perché possano formarsi sui temi della legalità e contribuire alla vita in cascina.

Per la produzione alimentare invece ACMOS collabora con la cooperativa Nana e con i maestri cioccolatieri di Ziccat, con quelli delle pastiglie Leone e degli Aironi.

I pasti vengono preparati con i prodotti della filiera etica di LiberaTerra e Coop.

La visita alla cascina è l’occasione per una gita fuori porta senza allontanarsi troppo dalla città, durante la quale immergersi in un luogo di giustizia, di alto valore etico ed approfittare di un pasto sano e ‘giusto’ preparato con materie prime di qualità e sicuramente etiche.

Cascina Carla e Bruno Caccia

Via Serra Alta 6

San Sebastiano da Po

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