Mauro Camusso, titolare de L’Autin di Barge, presenta le sue due ultime creature: El Merlu de Muntanera e Le Ramìe. Il racconto dei vini della cantina.
Quello che mi piace de L’Autin sono il dinamismo e la voglia di fare, combinati alla tenacia di chi vive tutti i giorni in un territorio difficile da coltivare e ancor più da comunicare.
Mauro Camusso ha fondato questa realtà nel 2010, partendo da una piccola vigna (autin in dialetto) lasciatagli dal padre.
Quella di coltivare uva tra Barge e il Pinerolese era una tradizione che pochi viticoltori della zona praticavano, più per consumo famigliare che altro.
Il territorio è spesso impervio, le temperature sono storicamente fredde. Fino agli scorsi decenni le uve da vino solo raramente riuscivano a completare la maturazione e a raggiungere gradazioni decenti.
I mutamenti climatici in atto certamente stanno migliorando il contesto storico. Negli ultimi anni l’ambiente pedoclimatico è divenuto molto più adatto alla coltivazione di uve di qualità.
Mauro ha creduto fin dall’inizio nella possibilità di fare viticoltura di qualità su queste terre. Aiutato prima dal cugino Pier Giorgio Gasca e da qualche anno dalla figlia Elisa si è rimboccato le maniche e ha dato vita ad un’azienda che merita conoscere.
Oggi gli ettari vitati de L’Autin a cavallo tra le province di Torino e Cuneo sono una decina. Comprendono i vitigni autoctoni raccomandati dal disciplinare di produzione della Doc Pinerolese, ma anche gli internazionali come Chardonnay e Pinot Nero, che vanno a comporre il blend degli spumanti a metodo classico aziendali.
Nella zona di Barge i terreni sono alluvionali e argillosi, il clima e l’ambiente si adattano meglio alla produzione di Barbera, Nebbiolo e dei rari vitigni autoctoni che possono entrare anche nella composizione del Ramìe.
A poca distanza da lì, tra Campiglione e Bibiana, il terreno è sabbioso, ghiaioso, con presenza di scheletro e strato fertile sottile. È l’imbocco della Val Pellice, con escursioni termiche rilevanti e adattissime alla coltivazione del Pinot Nero e dello Chardonnay, che identificano le loro bollicine e i bianchi in genere.
Pratiche tramandate nel tempo, rispetto dei ritmi della natura, interventi mirati, vendemmia manuale e certificazione biologica sono punti fermi per L’Autin.
La selezione de L’Autin è completa: alcune bollicine a metodo classico, vini bianchi, vini rossi, il Rosé Rubellus, due vini dolci.
I NUOVI VINI
Le ultime due bellissime novità sono un Pinerolese Doc Ramìe e un Pinerolese Doc Rosso (100% uva Montanera).
Mauro Camusso ha presentato queste due nuove etichette durante una bella festa alla Locanda della Maison Verte di Cantapupa.
«I due nuovi vini sono molto rappresentativi della nostra cantina – afferma Elisa Camusso – perché c’è la voglia di tradizione e di riscoperta del territorio, a fianco dell’innovazione e della passione che mettiamo».
Doc Pinerolese Le Ramìe 2023
«Tutte le volte che portavo le bollicine ad affinare in miniera, passando dalla rotonda di Pomaretto non potevo non osservare le vigne storiche di Ramìe – afferma Mauro Camusso -. Ho avuto la fortuna di acquisire due vigne e presentiamo questo vino dopo la nostra prima vendemmia».
«Il Ramìe è un salto indietro nella storia verso le origini della viticultura nel Pinerolese – ricorda lo storico Ilario Manfredini -. Qui la vite risale almeno al quattordicesimo secolo».
Le Ramìe 2023 viene realizzato con i quattro vitigni classici: Avanà, Avarengo, Chatus, Becuet. Ad essi si aggiungono la Montanera di Perosa e il Nebbiolo.
La curiosità è l’etichetta coperta da un’altra adesiva apposta sopra. Rappresenta il ricordo della prima neve, con le vigne che diventano carboncini su un fondo bianco. Vuole comunicare che questi sono paesaggi culturali, fatti di saperi diversi dalla lingua scritta.
Le Ramìe 2023 è vinificato in acciaio, con un brevissimo passaggio in legno. Molto fruttato al naso, vinoso, resta un filo amaro in bocca e con una freschezza che permane. Da attendere almeno un paio d’anni per gustarlo al meglio.
Doc Pinerolese Rosso El Merlu de Muntanera 2022
«La Montanera è presente nel pinerolese dal tardo medioevo nell’area di San Secondo – spiega Ilario Manfredini -. Nella seconda metà dell’ottocento viene ritrovata a Torre Pellice e a Perosa Argentina e se ne parla per una mostra ampelografica fatta a Chieri e successivamente in un’altra fatta a Pinerolo».
Differente dalla montanera del saluzzese, è un vitigno che guarda alla montagna. È coltivata a Bibiana e a Grinzane Cavour in forma sperimentale.
«Stavo cercando un autoctono rosso e dopo alcune prove ho deciso di fare questo impianto in purezza, una novità per il Piemonte – racconta Mauro Camusso –. Le vigne sono a Lusernetta di Bibiana, in località Sant’Espedito, in faccia alle montagne. Rivendico la doc pinerolese e non posso indicare in etichetta la percentuale dei vitigni, ma siamo al 100% di Montanera di Perosa».
Vinificato in acciaio, affina in tonneaux di rovere francese per diciotto mesi. Il riferimento al merlo è dovuto al fatto che l’uccello si apposta abitualmente sui pali di castagno piantati in vigna.
Speziato e intenso, è un gran bel vino. Fruttato, fresco, lungo e molto convincente, Ha ottima personalità ed è già ben equilibrato. Una piacevole scoperta
LE BOLLE
Quando Giorgio e Mauro hanno creato L’Autin sono partiti con la semplice idea di rimettere in sesto le vigne storiche della famiglia. Non c’era un progetto imprenditoriale, solo la volontà di salvaguardare quel passato agricolo che aveva contraddistinto la loro vita fin dalla primissima giovinezza.
Se il sogno di Gio era quello di produrre un passito, quello di Mauro era far nascere una bollicina in una zona che non l’aveva.
Un weekend enogastronomico tra le valli Chisone e Germanasca non può prescindere dalla visita alle miniere di talco di Fontane. Nelle gallerie della Paola e della Gianna l’Autin affina i suoi spumanti a metodo classico.
In miniera lo spazio non manca, le condizioni sono ottimali. Inoltre l’azienda può evitare di costruire una grande cantina solo per la spumantistica, che sarebbe necessaria se si vuole stoccare le bottiglie modulando gli anni di riposo sui lieviti.
Buio, silenzio, umidità del 90% e temperatura costante di 10° sono caratteristiche ideali nel momento di presa di spuma delle bollicine, dopo la prima fermentazione. La miniera le garantisce in toto.
Il Piemonte DOC Pas Dosé è un metodo classico che resta 42 mesi sui lieviti. Realizzato con il 50% di Pinot Nero, il 40% di Chardonnay e il 10% di Bian Ver, nasce nelle vigne di Campiglione Fenile e Bibiana in terreni subacidi vicini al fiume Pellice. È cremoso e fragrante.
Ai 1190 metri sul livello del mare della miniera Camusso tiene anche un ottimo M.C. Rosè Pas Dosé realizzato con il solo Pinot Nero. Uno spumante avvolgente e pieno, adatto a tutto pasto.
La chicca è la Riserva. Eli Pas Dosé Riserva 2013 84 mesi è la prima annata prodotta e totalizza sette anni di affinamento sui lieviti.
Vinificata in acciaio, è fine ed elegante, con bei lieviti che rilasciano sentori di crosta di pane e di pasticceria.
Sono 1500 bottiglie numerate, sboccate nel maggio 2021. Altre attendono in miniera di conoscere il proprio destino, che a questo punto supererà certamente gli otto anni di riposo.
Una lunga attesa prima di uscire sul mercato non è esibizionismo o voglia di mostrare i muscoli. Significa, più semplicemente, cercare di capire quale sia l’espressione più giusta per quella bollicina realizzata in un territorio che non ne conosceva ancora.
ALTRE ETICHETTE
I vitigni a bacca bianca comprendono un Timorasso piantato nel Pinerolese, un Riesling Renano e un Sauvignon Blanc.
Tra I rossi ci sono anche una Bonarda e un Pinot Nero in purezza.
Una quindicina in tutto le etichette, con alcune belle curiosità
La Musca Bianca ‘d Lissart
È il penultimo nato in casa Autin, presentato giusto un anno fa. Il nome deriva dal fatto che è raro come una mosca bianca, ma è anche un modo per far pensare a un vitigno non indicabile in etichetta.
È un mosto parzialmente fermentato realizzato con il 100% di Malvasia moscata, un’eccellenza coltivata in piccole quantità nel Pinerolese.
Viene dalla zona di Barge ed è parente prossimo del Moscato, con il quale condivide buone quantità di linalolo, il terpene responsabile degli aromi di salvia e agrumi trasmessi al vino.
L’uva viene pressata e subito refrigerata per impedire il lavoro dei lieviti e la partenza della fermentazione. Successivamente si svolge la fermentazione in autoclave, arrestata intorno ai 5-7° alcolici.
La 2023 nasce con una vinificazione dolce, 100 g/l di zucchero residuo, bel fruttato e buon bilanciamento di bocca. Chiusura con tappo a vite.
Fresca e limonosa, deriva da un clone autoctono di Malvasia. Dal 2024 potrà chiamarsi Malvasia di Candia doc.
Passi di Gio
Inizialmente Mauro Camusso aveva iniziato a vinificare la Malvasia con appassimento, lasciando parte dei grappoli in cassetta e altri appesi fino a gennaio, con una perdita di peso del 70%.
Così è nato Passi di Gio, vino ottenuto da uve passite dedicato al cugino Pier Giorgio Gasca, con il quale è partita la storia de L’Autin.
Il sogno di Gio era sempre stato quello di produrre un passito con le uve delle sue terre. Passi di Gio è quel passito che Giorgio avrebbe voluto e che non ha potuto vedere.
Da 100 chili di uva in partenza ne restano 28-30 all’arrivo.
Fermentazione di sei mesi, poi un anno in piccole botti di rovere.
Un terzo della massa fermenta e affina un anno in una botte realizzata in pietra di Luserna. Non è un caso. Mauro è un imprenditore del settore, estrae e lavora quella pietra gestendo la Beltramo Fratelli insieme alla moglie.
L’annata 2020 è dorata. L’aspetto olfattivo è caratterizzato da intense note di frutta secca e di albicocca sciroppata. Al palato è piena, calda, alcolica.
Verbian
Ecco un’altra scommessa di queste valli a due passi dal confine con la Francia. Forse arriva da lassù, forse no. Parlo del Bian ver, vitigno che dà origine al Verbian 2021.
Ha un bel naso minerale di pietra focaia che prosegue al palato con le stesse sensazioni. Scende dritto, verticale, con una spiccata sapidità.
«Il bian ver è un autoctono che non si poteva neanche piantare – ricorda Elisa Camusso -. Abbiamo portato avanti la sperimentazione credendoci. Un vitigno praticamente scomparso, con grande potenzialità che sta cominciando a trasmettere. Ne siamo orgogliosi».
Affinato in acciaio, è comunque un vino in via di definizione. Potrebbe essere vinificato o maturato anche in modo diverso nei prossimi anni.
DOVE
L’Autin
via Sant’Agostino, 40
Barge (Cn)
tel. 0175346271
https://www.lautin.it/
Fabrizio Bellone
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