Terminata la tre giorni di Mercato dei Vini della FIVI resta la bella favola di chi, spesso in silenzio e lontano dai riflettori, sa produrre grandi vini. Ecco una bella favola del vino che è diventata realtà.
Il Barolo di Eraldo Viberti
Come prima cosa dovete sapere che è un grande tifoso del Toro. Questo aspetto non è indifferente, specialmente in questa storia. Significa che ogni soddisfazione che raggiunge se la conquista con le sue mani. Vuol dire essere ostinati e costanti, saper trarre insegnamento dalle sconfitte, senza lasciarsi illudere dai successi.
Eraldo è davvero, prima di tutto, un uomo della terra e della vigna. È sanguigno, ma sa essere preciso e maniacale. La sua cantina è a La Morra, in borgata Tetti, nella frazione Santa Maria.
I suoi cru di Barolo sono il Roncaglie e il Rocchettevino. Il primo è nell’estremo lembo nord del comune di La Morra, a due passi da quello di Verduno. Il secondo confina con le Rocche dell’Annunziata. Forniscono da sempre uve sane e mature, dalle quali partire per far nascere vini come si deve, con il giusto rapporto qualità prezzo.
La storia che voglio raccontarvi oggi è quella di una Riserva di Barolo, disponibile quasi per caso grazie alla vendemmia 2005. Non farò nomi, né indicherò luoghi di provenienza dei protagonisti, così come è corretto fare in una bella favola con il dovuto lieto fine.
Viberti aveva da tempo un cliente importante che gli ordinava abitualmente partite cospicue di Barolo per l’estero. Una persona che apprezzava i suoi vini e che sapeva indirizzarli ad un pubblico lontano, ma appassionato. Si parla di una partita considerevole di bottiglie. Per lui Eraldo teneva da parte le uve giuste, le vinificava con il consueto amore, le affinava con cura e, una volta imbottigliate, concludeva la vendita.
Si trattava di una sicurezza tra le tante incertezze del mestiere, fatte di stagioni alterne, grandine a casaccio, caldo torrido estivo o pioggia battente in vendemmia. Proprio perché questa transazione era diventata un’abitudine non aveva mai chiesto di procedere all’acquisto in anticipo. Non c’era mai stato bisogno neppure di una stretta di mano per suggellare l’accordo. Per il nostro viticoltore contava la parola. Tra uomini d’altri tempi così è sempre stato ed è tuttora.
Il millesimo 2005 arrivava dopo alcune annate non esaltanti per il Barolo in genere. Dopo la fantastica 2001 erano seguite la piovosa 2002, quando alcuni colleghi non avevano vinificato separatamente i cru e la torrida 2003, che aveva dato problemi per le maturazioni eccessive delle uve e la carenza di freschezza. Il millesimo 2004 era stato classificato a 5 stelle, ma il tempo avrebbe certificato che sarebbe stato solo un buon segnale di ripresa, una vendemmia equilibrata, intermedia tra le due precedenti.
Il Barolo 2005 non rappresentava né un’annata classica, né eccezionale. Apparteneva di diritto a quelle annate fresche, già buone da bere subito, senza garanzia che sapesse esprimersi e affinarsi al massimo con l’età. Oggi, con i cambiamenti climatici in atto e le ultime vendemmie così calde, molti vignaioli rimpiangono quelle stagioni meno esagerate.
Su quel 2005 Eraldo aveva lavorato con il consueto impegno e con la solita competenza, mettendo in gioco la sua esperienza nel riconoscere come va trattato il nebbiolo da invecchiamento. Aveva ricavato un ottimo prodotto e attendeva soltanto il via libera del cliente per consegnare. Ma il tempo passava e quello latitava.
Non era preoccupato, attendeva gli eventi. Lo avrebbe fatto invano, perché una mattina il compratore gli disse, senza troppe spiegazioni, che non avrebbe acquistato più.
Qui entra in gioco non solo il vignaiolo serio, ma anche il buon tifoso del Toro. Quello che non si abbatte per il pessimo esito della trattativa, nè si attacca al fato o alla sfortuna. Quella che per altri sarebbe una disgrazia, o quantomeno una sconfitta, diventa una tappa per crescere. Un problema si trasforma in un’opportunità.
Eraldo Viberti continua a curare quel 2005 come si fa con un figlio. Quel bimbo rifiutato senza motivo resta in casa fino a quando diventa grande e maturo per la vita. Questo è ciò che succede a quel Barolo.
Oggi è un Barolo Riserva 2005. Degustato al Mercato dei Vini della FIVI mi ha colpito per l’equilibrio, per la pulizia dei tannini, per la piacevolezza della beva. È un prodotto fine ed elegante, che a sedici anni dalla vendemmia dimostra come pregiudizi e aspettative debbano essere tenute da parte.
Soltanto il tempo sa dirti se un vino saprà invecchiare con classe. Spesso lo farà indipendentemente dal clima della stagione e dalle previsioni degli esperti.
Il Barolo Riserva 2005 di Eraldo Viberti è ottimo. Maturo da bere oggi, può ancora riposare in una cantina ben coimbentata. Ma è talmente buono, che vale la pena di aprirlo subito.
Spiace solo una cosa. Che i consumatori di quel paese estero non sappiano quanto si sono persi. Forse è meglio così, perché chiunque ha ora la possibilità di assaggiarlo e di goderselo.
Fabrizio Bellone
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