
La storia di quartiere di oggi parte da San Salvario, quartiere nel centro di Torino. Proprio qui, circa un anno fa, è partito Forno Belfiore, una piccola realtà di panificazione gestita da Pauline e Ben. Una storia non ordinaria che si sviluppa in quattro paesi differenti.
Il pane come alimento sacro
Il termine “pane” è uno dei termini cardine del nostro dizionario e delle nostre conversazioni. E’ sempre presente: a tavola e a scuola, a lavoro e in strada. Secondo alcuni studi, la parola “pane” deriva dalla radice sanscrita pa- cioè bere o più in generale nutrire. Un nutrimento che non è solo parte dell’alimentazione del corpo, ma anche un sostentamento spirituale: non a caso è uno degli alimenti protagonisti dei libri sacri. E proprio da questo alimento sacro, parte la nostra Storia di Quartiere. Una storia per raccontarvi Forno Belfiore, un piccolo panificio presente in Via Belfiore a Torino che utilizza solo lievito madre vivo e solo ingredienti naturali.

Forno Belfiore, dove tutto ebbe inizio
Questo racconto parte da lontano. Benjamin, originario di Belfast ma abitante di Bruxelles e con la passione per la panificazione (ma cresciuto con il pan carrè), visita per la prima volta Torino come turista nel 2020, poco prima dell’inizio della pandemia. La sua intenzione è stare nella città sabauda due giorni, per poi spostarsi in Corsica. Ma una serie di eventi e di coincidenze lo costringono a rimanere a Torino una settimana. In quei sette giorni si innamora di questa città. La vive e frequenta tanti luoghi del capoluogo sabaudo, con la promessa di ritornarci. Nel frattempo torna in Belgio e la pandemia dilaga in Europa e nel Mondo. Niente viaggi, tutti chiusi a casa.
Passati due anni, Ben torna a Torino. Questa volta con l’obbiettivo di restarci. E cosi si mette in cerca di un posto di lavoro come panificatore. La ricerca è purtroppo insoddisfacente: pochi posti disponibili e tutti in forni industriali fuori città. Proposte poco adatte a Ben e alla sua idea di pane. Per questo decide di mettersi in proprio e aprire dopo qualche tempo, a San Salvario, Forno Belfiore: una piccola realtà di panificazione, con proposte semplice e senza l’utilizzo di alcuna tecnologia. Il fulcro della sua proposta è l’utilizzo del lievito madre vivo e delle farine antiche, macinate come si faceva una volta.

L’arrivo di Pauline
Ma la nostra storia non finisce qui. Dopo pochi mesi dall’apertura, Forno Belfiore incomincia a riscuotere un certo successo nel quartiere: i clienti aumentano e aumentano anche le proposte di Ben per la clientela. E proprio in questo momento, subentra nella nostra storia Pauline. Nata in Francia ma con origini campane, aveva studiato teatro a Parigi per alcuni anni. Poi il cambio radicale: la sua voglia di stare a contatto con la natura la spingono fino al Monferrato, dove comincia a lavorare come vignaiola. Qui si interessa all’uva e alla sua fermentazione e incomincia una nuova vita.
L’amore per la fermentazione le permette, però, di ampliare i suoi orizzonti rispetto al vino. Si incomincia ad interessare al pane e al lievito madre: un risposta anche al lievito di birra che l’aveva accompagnata per tutta l’infanzia in Francia. Fa dei corsi e si specializza, con l’obiettivo di lavorare, anche lei, come panificatrice a Torino. E proprio come in uno strano gioco del destino, ad aspettarla c’era Ben e il suo Forno Belfiore, che aveva aperto da poco e cercava una persona che collaborasse con lui visto l’aumento della clientela. Cosi, nel dicembre 2024, Pauline entra a far parte di Forno Belfiore.

Anche per Pauline, il discorso della naturalità del prodotto era fondamentale: “Quando ho iniziato a fare il vino in Monferrato – ci ha raccontato – lo facevamo in modo naturale, ovvero un vino fermentato naturalmente senza altri ingredienti chimici. Cosi ho iniziato ad interessarmi al cibo e fatto bene e naturalmente. Una strada che mi ha portato al pane e al lievito madre. Non potevo scegliere un altro percorso e soprattutto non potevo scegliere un’altra tipologia di pane”.

La scelta del quartiere
Ogni elemento di questa storia sembra essere stato scritto da uno sceneggiatore. E in questo misterioso meccanismo fatto di incastri e coincidenze, un ruolo sembra averlo anche il quartiere San Salvario (più precisamente Via Belfiore 51). Come ci ha raccontato Ben: “io avevo in testa due soli quartieri, San Salvario e Vanchiglia. In parte perchè mi piacevano e in parte perchè era proprio ciò che cercavo per la mia proposta”. Una proposta indirizzato ad un pubblico giovane, curioso e aperto. Un pubblico che volesse sperimentare un pane diverso da quello dei supermercati e della grande distribuzione.
Una proposta, quindi, che molti definirebbero bio o natural, secondo i termini utilizzati oggi. Un pane che prende forma esclusivamente dalle mani, dalla farina e dal lievito madre. un pane, come lo facevano una volta.