La Parte Giusta: Lidia Menapace, una partigiana novarese


In occasione del 25 aprile, raccontiamo una storia della Resistenza Italiana. Una storia di una donna novarese, dal nome di battaglia “Bruna”, che ha rischiato la vita per la libertà. Che ha lottato contro il fascismo per un’Italia diversa. Questa è la storia di Lidia Menapace

Lidia Menapace, coraggio e paura

“Chi ha coraggio senza avere paura è un temerario” dice Lidia Menepace. La sua storia parte da Novara il 3 aprile 1924, figlia di una famiglia modesta. Già nella famiglia erano presenti dei sentimenti legati a ideali di libertà ed uguaglianza, visto che il padre era mazziniano e nella famiglia della madre erano presenti degli anarchici. Ma la piccola Lidia comprende dell’effettiva crudeltà del regime fascista già durante la scuola dell’infanzia quando vede non arrivare a scuola una sua compagna, perchè di origine ebrea.

Completati gli studi, Lidia si lega all’unità di Liberazione Nazionale. E grazie alla dotazione di una bicicletta, diventa fondamentale per molte attività dei partigiani del alto Piemonte. Soprattutto nei collegamenti con Milano, città nella quale studiava all’Università. L’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio italiano con gli americani, la vita di Lidia cambia ancora: il padre viene arrestato. In seguito viene portato in un campo di concentramento polacco e fu tra i pochi che viene liberato dopo la marcia della morte.

Dopo il ’43, il suo lavoro da partigiana era quello della staffettta, nel quale era ufficialmente riconosciuta. Sostanzialmente portava messaggi, i quali o venivano imparati a memoria oppure venivano scritti su piccoli fogli che dovevano essere ben nascosti durante i viaggi in bicicletta, e “nel caso fossimo stati catturati, dovevamo mangiare quei fogli”. Il suo lavoro di trasmissione di messaggi divenne fondamentale per i partigiani novaresi.

La storia di Menepace è una delle storie delle tante storie di donne che rischiarono la loro vita per la libertà. Spesso dimenticate o tenute in seconda linea, in realtà rappresentano una parte centrale della Resistenza Italiana, senza la quale la lotta partigiana probabilmente non avrebbe vinto.

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