Tornano positive le attese delle imprese piemontesi, anche nel manifatturiero


Dopo tre trimestri di prudenza, tornano positive le attese delle imprese piemontesi per il II trimestre del 2024, così come emergono dalla consueta indagine trimestrale, realizzata a marzo da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, raccogliendo le valutazioni di oltre 1.200 realtà manifatturiere e dei servizi.

In linea con quanto emerge da analoghe indagini a livello nazionale, anche il dato complessivo piemontese è sintesi degli andamenti differenziati tra industria e terziario. A partire dalla ripresa dopo la crisi pandemica, il comparto dei sevizi ha registrato una crescita costante e positiva, con indicatori saldamente sopra lo zero per livelli di attività, occupazione e ordinativi. L’industria, per contro, sembra riemergere ora da un anno difficile, con indicatori altalenanti e un andamento tutt’altro che lineare.

Tuttavia, il saldo negativo delle esportazioni e la (troppo) lenta ripartenza degli investimenti denotano una certa prudenza delle nostre imprese, dovuta al protrarsi del clima di incertezza globale e al rischio di escalation sui teatri di guerra in Europa e Medio Oriente. Resta ampia la forbice dimensionale, con le imprese di minori dimensioni che hanno attese meno positive rispetto a quelle più grandi.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è stabile su un livello storicamente basso, quasi nullo nel terziario; il tasso di utilizzo di impianti e risorse rimane elevato, sia nella manifattura sia nei servizi. Non aumentano né i tempi di pagamento né i ritardi negli incassi; varia poco il carnet ordini, mentre restano ottimistiche le attese sull’occupazione, anche nel manifatturiero.

A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti differenziati. I saldi ottimisti – pessimisti sono sopra la media per chimica, alimentari, manifatture varie (gioielli, giocattoli ecc.), edilizia e impiantisti. Rallentano, invece, metalmeccanica (in particolare meccatronica e metallurgia), tessile e legno.

Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli e in crescita rispetto a dicembre; recupera anche il commercio che, dopo due trimestri di calo, torna a crescere.

Tradizionalmente, la rilevazione di marzo contiene alcune domande consuntive sull’andamento dell’anno appena concluso. Il 42% delle imprese nel 2023 ha registrato un aumento del fatturato, a fronte di un 25,4% che ne ha segnalato una diminuzione. Circa 7 aziende su 10 hanno chiuso l’anno in utile (72,4%) a fronte del 7,3% che ha chiuso il bilancio in perdita. Quasi la metà delle rispondenti (45,5%) ha mantenuto stabile il proprio livello di indebitamento, mentre una azienda su quattro lo ha diminuito e solo l’11,1% ne dichiara l’aumento. Infine, il 42,2% delle imprese del campione ha mantenuto invariati gli investimenti rispetto all’anno precedente, mentre il 25,9% li ha aumentati e il 17% ha dovuto ridurli.

Torino si conferma, ancora, al di sopra della media regionale

Come nei trimestri precedenti, anche a marzo le indicazioni delle imprese torinesi risultano decisamente più favorevoli rispetto a quelle dell’intero campione piemontese. Complessivamente le attese per occupazione, ordini e produzione sono ottimistiche anche se, differenziando per settore, si osserva una dicotomia tra un terziario in espansione e una manifattura che prova a rialzare la testa, dopo un 2023 di rallentamento e incertezza.

Come per il Piemonte, restano prudenti le attese sull’export, con scambi commerciali resi difficoltosi non solo dalle tensioni sul canale di Suez e dall’acuirsi dei conflitti in atto, ma anche dall’aggravarsi della crisi economica in Germania, nostro partner commerciale primario. Resta contenuto il ricorso alla cassa integrazione, più alto nell’industria, ma comunque ancora basso rispetto alla media storica. Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (vicino al pieno utilizzo). Sembra invertire il trend la propensione a investire: dopo la flessione di dicembre, sono di nuovo un quarto le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo. Circa un terzo delle imprese ha ordini garantiti per oltre 6 mesi. Migliora la redditività, soprattutto nel terziario, analogamente a quanto osservato a livello regionale.

“Il clima di fiducia ottimistico delle nostre imprese è il riflesso del miglioramento dell’economia globale. L’inflazione è in fase di assestamento e la BCE si è detta favorevole ad un taglio dei tassi già a partire da giugno. Il comparto manifatturiero è in ripresa, il terziario continua a crescere, notizie incoraggianti arrivano dal settore turistico, che sta ritornando sui volumi (record) precedenti la pandemia, con buone prospettive di crescita anche per il 2024. Sul fronte interno, una delle maggiori priorità deve essere quella di portare a termine riforme e investimenti del PNRR. A fine 2023 l’Italia aveva speso 45,65 miliardi di euro del Piano. Adesso le amministrazioni hanno davanti a una sfida non facile: in due anni e mezzo, entro metà del 2026, devono spendere i circa 150 miliardi che restano, a un ritmo medio di sessanta miliardi all’anno“, sottolinea Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali Torino.

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: “Le imprese piemontesi si confermano in grado di gestire al meglio risorse umane e finanziarie, ordini nazionali e internazionali, investimenti e indebitamento. Le previsioni che presentiamo sono in linea con la ripartenza della produzione industriale in Germania registrata a febbraio, sono basi importanti che consentono alle nostre imprese di essere sempre più protagoniste delle transizioni in atto. Confindustria ha indicato alcune priorità nel suo programma ‘Fabbrica Europa’, noi come Confindustria Piemonte confermiamo quelle priorità e le integriamo con il nostro Piano Industriale che punta a un aumento della quota di export oggi pari a circa il 40% del Pil, ovvero 60 miliardi. Ciò è possibile con concreti interventi sulla formazione anche nell’ambito delle competenze digitali, al completamento del piano sulla Banda Ultra Larga e al consolidamento dei settori vincenti. Va poi alzato il livello della competitività delle filiere storiche come automotive, tessile, aerospazio, lusso, agri-eno-food, gioielleria, sistema casa. Dobbiamo infine saper cogliere fino in fondo le occasioni nelle life-science, medicina, biotech e salute e al contempo monitorare il completamento anni delle grandi infrastrutture, lavori che hanno un valore superiore a 25 miliardi nei prossimi 10 anni”.

Sintesi dei dati per Torino

Per il secondo trimestre 2024 il 28,1% delle aziende prevede un aumento della produzione, contro il 13,4% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +14,6%, migliora di 5,2 punti percentuali rispetto alla rilevazione di dicembre ed è di quasi 7 punti superiore al saldo del Piemonte nel suo complesso (7,7%). Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 12,8% in aumento rispetto alla scorsa rilevazione. L’unico dato negativo è quello delle esportazioni, con un saldo ottimisti-pessimisti del -3,5%. Gli investimenti tornano ad aumentare: sono il 24% le aziende con programmi di spesa di un certo impegno, una quota analoga alla media piemontese. Rallenta leggermente il ricorso alla cassa integrazione, che interessa il 7,0% delle imprese, in calo di un punto percentuale rispetto a dicembre. Invariato il tasso di utilizzo di impianti e risorse (80%), che resta sui valori medi di lungo periodo.

Sembra chiudersi, nella provincia di Torino, la tradizionale forbice tra imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) e imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), con attese sulla produzione rispettivamente pari a +18,9% e +12,9%, per il prossimo trimestre.

Dettaglio: i principali risultati dell’indagine piemontese

Per il secondo trimestre del 2024, le attese sulla produzione delle 1.257 imprese piemontesi tornano positive, dopo la battuta di arresto di dicembre: il 21,9% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 14,2% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +7,7% (era -1,5% a dicembre). Stesso trend per le attese sugli ordini, con un saldo del +5,6% in aumento di 8 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione.

Positivo anche il dato sull’occupazione, con il 18,7% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 7,1% che ne prevede la riduzione e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +11,6% (era 8,6% la scorsa rilevazione).

Restano negative le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -4,7%, probabilmente a causa dell’aumentata incertezza sui teatri di guerra in Europa e Medio Oriente. Resta buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 24,1% delle rispondenti (era il 22,4% a dicembre). Dopo il rialzo dell’ultima rilevazione, torna a calare il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora l’8,1% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +11,2%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo leggermente inferiore (+6,4%).

A livello territoriale, si osservano attese positive per quasi tutte le province, superiori alla media per Canavese (+18,8%), Torino (+14,6%), Alessandria (+11,2%), Novara (+8,9%) e Cuneo (+8,2%). Più caute Verbania (+4,3%) e Vercelli (+2,3%). Restano negativi, invece, i saldi ottimisti-pessimisti di Biella (-14,0) e Asti (-2,9%).

Nel manifatturiero, si registra un miglioramento delle attese, rispetto a dicembre, con saldi che passano da -10,1% a +1,6% per la produzione. Migliora, ma resta negativo il saldo sugli ordinativi che passa da -12,6% a -0,6%.

Positive, per contro, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +8,8%, da +2,6% di dicembre. Ancora segno meno per il saldo dell’export, che passa da -11,2% a -4,7%.

Inversione di tendenza per gli investimenti, che interessano il 24,6% delle aziende, in aumento rispetto al 22,9% di dicembre. Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (75,4%), mentre torna a scendere il ricorso alla CIG, che riguarda oggi l’11,3% delle imprese.

A livello settoriale, il calo più consistente interessa tessile-abbigliamento (-19,1%), in crisi da 4 trimestri e legno, che registra un saldo pari a -11,8%. Segno negativo anche per la metalmeccanica (-2,1%), soprattutto metallurgia (-14,3%), meccatronica (-9,0%) e automotive (-4,4%).

Buona performance per chimica (+21,3%), gomma-plastica (+12,2%), alimentare (+9,5%), edilizia e impiantisti (entrambi +10,5%).

Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a dicembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari a +21,0% (era 18,3% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +19,2% (da +21,2%), quello sull’occupazione è pari +17,7% (era 22,3%). Gli investimenti tornano a crescere leggermente (22,9%), trascurabile il ricorso alla CIG (1,3%), stabilmente alto il tasso di utilizzo delle risorse (84%).

A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in tutti i comparti, con saldi pari a +29,0% per i servizi alle imprese, +25,0% per le utility, +22,0% per l’ICT, +21,6% per gli altri servizi, +12,5% per i trasporti. Recupera anche il commercio e turismo, che totalizza un saldo di +9,5%, dopo due trimestri di calo.

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