Livia Fontana, con i figli Michele e Lorenzo, guida l’omonima azienda vitivinicola a Castiglione Falletto. Vini eleganti, ricchi di fascino e personalità. La degustazione.

Una storia di duecento anni, una famiglia giunta all’ottava generazione, un legame con la terra che si concretizza in un calice di vino. È dal 1820 che fanno vino qui e per fortuna non si sono ancora stancati.

Livia Fontana ha ereditato da suo padre Ettore il comando di questa tenuta, un meraviglioso balcone in mezzo alle vigne di Castiglione Falletto.

Da una decina di anni i suoi due figli Michele e Lorenzo la affiancano, prima con semplici compiti di assistenza, oggi con ruoli chiave nelle scelte decisionali.

Michele si occupa di tutta la parte agronomica e della vinificazione; Lorenzo segue gli aspetti commerciali e il rapporto con il pubblico.

Gli archivi catastali attestano la presenza di Gio Berto Fontana a Castiglione Falletto fin dal 1666, con una proprietà frammentata in diversi pezzi, per un’estensione complessiva di 23 giornate piemontesi.

Sarà Giuseppe Fontana a trasferire tutta la famiglia al di là della Serra e del Mariondino, di fronte al Villero e alle spalle della Bussia. Lì, dove tuttora stanno, in fondo alla strada che prende il loro cognome.

Sono duecento anni che la viticoltura è affare di famiglia. Prima come autentica forma di sussistenza, oggi come modello di qualità proiettato verso un futuro coltivato con rispetto e atteso con la giusta apprensione.

La tradizione ha insegnato ai Fontana che il vino si fa in vigna, soprattutto quando è ricca di argilla, calcare, minerali e se si è in presenza delle marne di Sant’Agata Fossili. Quindi niente diserbanti né concimi chimici, ma lotta integrata e stallatico.

La modernità sta nel costruire una memoria storica basata su dati scientifici, in modo da poter pianificare per tempo i trattamenti necessari, riducendone l’impatto ambientale. Ecco spiegate le cinque capannine di rilevamento meteo per monitorare temperatura, umidità e ogni altro dato che consenta di interpretare l’andamento delle diverse annate.

La cantina rappresenta la sintesi cercata fra storia e modernità. Qui tutto è perfettamente pulito ed in ordine.

C’è una parte antica con i mattoni a vista e le botti di legno, dove il vino è vinificato in modo tradizionale.

 A fianco c’è una zona di grande suggestione, con luci, trasparenze e curiosi supporti espositivi per le bottiglie.

Senza dimenticare le vecchie etichette, quando ad occuparsi di Barolo erano Ettore, il papà di Livia, e il nonno.

La produzione media è di 60 mila bottiglie l’anno, con la scelta di posticipare il più possibile l’uscita dei vini per farli maturare al meglio nella cantina dove sono nati. 

Coltivano dieci ettari di vigneti distribuiti attorno alla cascina, ognuno con le sue spiccate caratteristiche, in alcune delle mga più apprezzate dell’intero panorama di Langa: Bussia, Mariondino, Villero.

Bussia è uno dei cru più estesi, con i suoi 300 ettari complessivi. I vigneti dell’azienda sono alle Munie, nella Bussia Sottana, con un suolo omogeneo, giovane, di bassa permeabilità.

Dal Mariondino e dal vigneto Serra arrivano prevalentemente le uve per l’assemblaggio del Barolo Classico, il Fontanin.

Il Villero ha oggi un’estensione che supera i 20 ettari, esposizioni prevalentemente a sud-ovest e terreno marnoso capace di trattenere l’acqua anche nelle annate più calde. Le vigne di proprietà dell’azienda sono nella parte alta del vigneto.

Nel passato le uve del Villero venivano spesso assemblate con quelle profumate delle Rocche, per dare vita ad un blend classico a Castiglione. Da tempo ormai tutti preferiscono vinificare separatamente i due cru e il Villero si prende la rivincita dopo anni passati a fare il gregario dell’altro.

Il Villero si trova oltre il centro del paese di Castiglione Falletto, quasi al confine con il comune di Monforte d’Alba. Correndo lungo la strada che collega i due comuni non si riesce a distinguerlo, perché è nascosto dalla Serra e dal Mariondino. Prima di arrivare alla vecchia strada vicinale delle Pugnane, che costeggia la Bussia, una deviazione sulla destra porta alla cascina di Livia Fontana. Qui, finalmente, il Villero è protagonista.

Sono passati dieci anni dalla prima volta che sono stato a trovare Livia a casa sua. Era stato proprio il suo Barolo Villero ad intrigarmi, così avevo concordato un incontro in cantina per conoscerlo meglio.

Appena arrivato mi aveva colpito la profonda sensazione di silenzio, di pace, di luce.

«Io ho sempre vissuto qui, tutta la mia vita è qui e per me è davvero casa». Con queste parole mi aveva accolto Livia, con gli occhi che rilanciavano la luminosità del posto.

È allora che ho scoperto un cru che sa offrire vini dal colore granato limpido, tenue ma vivo, di bella struttura, mai banali. Un vino che sa invecchiare, ma che può essere apprezzato da subito. Bottiglie caratterizzate da finezza, eleganza e concentrazione, con tannini sempre ben presenti.

LA DEGUSTAZIONE

Dopo la visita di dieci anni fa sono tornato altre due volte in cascina. Al termine del lockdown del primo periodo Covid, poi a fine gennaio di quest’anno.

Ho degustato diverse volte i vini tra Grandi Langhe, Slow Wine Fair, Ba&Ba ed altre rassegne.

Qualche etichetta riposa nella mia cantina di casa e talvolta stappo una bottiglia per vedere come sta.

Rosé 2021

Metà Barbera e metà Nebbiolo fino allo scorso anno, dal 2021 Nebbiolo in purezza. Solo qualche ora di fermentazione sulle bucce, poi acciaio tra quattro e otto mesi. Il colore è un rosa brillante. L’edizione 2021 mi è parsa magra, ma affilata. Essenziale e piacevolmente tannico, ruspante.

Barbera d’Alba Superiore 2019

Non ha la morbidezza del 2018, ma ha una spinta in più. È potente ed avvolgente al tempo stesso, con grande sensazione pseudocalorica e bella trama speziata. Ha consistenza e gusto. Affina due anni e mezzo in botti di rovere tradizionali.

Langhe Nebbiolo 2020

Uno dei migliori esemplari di Nebbiolo che ho assaggiato dalla vendemmia 2020. Ha naso floreale e sorso incisivo, croccante e teso. Il vino è arioso e verace, schietto e slanciato. Il tannino è fine e vellutato. Ha ottimo equilibrio. Riposa 18 mesi in legno grande.

Langhe Rosso Insieme 2019

Blend di Barbera e Nebbiolo in parti uguali, trenta mesi in botti grandi di rovere. Potente ed affilato. La parte nebbiolo ci mette il tannino vigoroso, il profilo grintoso e penetrante arriva dagli acini di barbera. Non ha l’inimitabile stoffa dell’edizione 2016, che baroleggiava fin dall’inizio, ma ci arriverà vicino. Del resto qui ci sono le uve del Villero.

Barolo Villero 2018

Ha tannini fitti e solidi, è materico, ricco e compatto. È vibrante nella sua potenza, ma ancora introverso. Affina a lungo in grandi botti di rovere.

Barolo Villero 2017

È asciutto, balsamico e già abbastanza morbido. Veramente ottimo. una versione di Villero che non tradisce.

Barolo Villero 2016

Tra tutti i Villero di Fontana questo è quello che forse ha ricevuto i maggiori complimenti da parte delle guide di settore. Dovuti a un millesimo grandioso, ma ancor più alla capacità di vinificarlo rispettandone la maestosità. L’ho degustato in tempi ed occasioni diverse e mi sono innamorato soprattutto di tre aspetti: le forme con le quali manifesta la sua provocante florealità; un portamento elegante, regale e mai spocchioso; un equilibrio perfetto, che ti accompagna fino alla fine della bottiglia.

Barolo Villero 2008 

Voglio descrivere anche questo millesimo, del quale conservavo qualche bottiglia in cantina. L’ultima l’ho stappata pochi mesi fa e mi ha confermato il potenziale evolutivo del cru anche in un’annata che non era stata considerata tra le migliori. Ho ritrovato nel calice la nettezza della ciliegia macerata, la trama speziata con una nota chinata fine e pulita, un finale piacevolmente amarognolo. Vendemmia da rivalutare (ma a me era piaciuta da subito!) oppure ennesima dimostrazione di quanto il cru possa dare se affidato alle mani giuste?

Barolo Villero 2006 

Lo stesso discorso del 2008 vale per il 2006, degustato per l’ultima volta appena prima dell’emergenza Covid. Ho riscoperto un profilo olfattivo complesso fatto di fiori appassiti, note balsamiche e liquerizia, con una freschezza ancora ben presente.

Barolo Bussia Riserva 2017

Questa Riserva matura in legno di rovere per quattro anni e mezzo prima di passare in bottiglia. Il vino è fine e vellutato, avvolgente e morbido al tempo stesso. È polposo e fresco, con una nota sapida suadente. È un vino complesso nelle note speziate, ampio e profondo. È incredibile come appaia già armonico, nonostante abbia una lunghissima vita davanti. Come infinita è già la sua persistenza. Straordinario.

Barolo Bussia Riserva 2016

Mezzo ettaro esposto a sud-ovest alle Munie, in Bussia Sottana. La riserva 2016 si connota per la complessità olfattiva, i sentori di caffè e cacao, l’avvolgenza dell’alcol e l’eleganza dei tannini. Sul palato è rotonda e di una lunghezza impareggiabile. Ho avuto il privilegio di assaggiarla quando era ancora in botte, poi appena messa in bottiglia, infine a maturazione ultimata. È stata fantastica in ogni momento della sua giovane vita.

Barolo Bussia Riserva 2015

Questo non è un vino, è un monumento. Dopo la lunga permanenza in botte grande e un buon riposo in bottiglia oggi ha un colore granato leggermente scarico, molto luminoso. Il colore di un Barolo come si deve. Il frutto è perfettamente integro, con note speziate di grande finezza. È strutturato, con tannini morbidi in bella vista. È persistente e non finiresti mai di berlo. Una riserva di Bussia davvero pazzesca. Complimenti.

Info: 017362844

www.liviafontana.it

Fabrizio Bellone