Radio Blog – L’omicidio di Giulio Regeni non è un evento isolato, ma si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute in tutto l’Egitto negli ultimi anni.


Ben ritrovati da Valter Gerbi. Nel nostro radio Blog di questa settimana parliamo di Giulio Regeni e dei lavoratori de La Scala di Milano.

Da Wikipedia: L’omicidio di Giulio Regeni venne commesso in Egitto tra gennaio e febbraio 2016. Era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il corpo presentava evidenti segni di tortura, al punto che la madre lo riconobbe «dalla punta del naso» e disse di aver visto nel volto martoriato del figlio «tutto il male del mondo». In particolare nella pelle erano state incise, con oggetti affilati, alcune lettere dell’alfabeto, e tale pratica di tortura era stata ampiamente documentata come tratto distintivo della polizia egiziana; queste evidenze hanno messo subito sotto accusa il regime di al-Sisi. L’uccisione di Giulio Regeni ha dato vita in tutto il mondo, e soprattutto in Italia, a un acceso dibattito politico sul coinvolgimento nella vicenda e nei depistaggi successivi, attraverso uno dei suoi servizi di sicurezza, dello stesso governo egiziano. Tali sospetti hanno costituito motivo di forti tensioni diplomatiche con l’Egitto. Secondo il Parlamento europeo, l’omicidio di Giulio Regeni non è un evento isolato, ma si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute in tutto l’Egitto negli ultimi anni. Dai giornali si apprende che, anche per questo fatto, La Scala non va in Egitto. Un no secco da parte dei lavoratori ha bloccato l’ipotesi di una tournée che avrebbe toccato anche il Paese del presidente Abdel Fattah al-Sisi. Un rifiuto non negoziabile. “Non andiamo – hanno spiegato i rappresentanti dei lavoratori – là dove il caso Regeni brucia ancora e quello di Zaki è ancora aperto”. Al di là di ovvie considerazioni e degli altri motivi che avrebbero portato gli orchestrali a non andare in Egitto, preme sottolineare, ancora una volta, come un omicidio così feroce sia stato compiuto e, ancora oggi, non siano stati consegnati alla giustizia i veri colpevoli. Tanti hanno alzato la voce per chiedere la verità, ma le risposte sono state evasive e, spesso, ridicole e superficiali. Esiste una sola verità su quanto accaduto e sarebbe ora che venisse raccontata e spiegata, per rispetto di mamma e papà di Giulio e dell’intera umanità.

È tutto anche per questo cinquantaduesimo appuntamento. Inviate le vostre osservazioni alla mail di radio blog redazione@zipnews.it A risentirci e buon ascolto.

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