Un tranquillo weekend in val Soana tra quiete, trekking e polenta concia


Un fine settimana invernale immersi nella pace del Parco del Gran Paradiso e nei piaceri della cucina di montagna.

Andateci adesso, subito. Approfittate di questo gennaio senza neve e di queste giornate fredde ma terse per ricaricare le pile. Sarà un weekend del quale non vi pentirete. Avrete il silenzio dei campi, le vette spolverate di neve, i torrenti coperti dal ghiaccio, il cielo stellato come non mai. E qualche bella sorpresa in cucina.

La valle Soana si inerpica nel Parco Nazionale del Gran Paradiso salendo da Pont Canavese, lasciando a sinistra la più conosciuta valle Orco di Ceresole. Passerete da Ronco e arriverete a Valprato, dove la strada si biforca e vi lascerà scegliere tra Campiglia o Piamprato. Sono entrambi paesini incantevoli.

A Piamprato vi aspetta la Locanda Aquila Bianca. Una casa patriarcale di montagna ristrutturata, con un piccolo dehors che sarà piacevolissimo nelle altre stagioni. All’interno il bar, la sua saletta annessa, due bei locali per mangiare e due camere al piano superiore.

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Di fronte, appena aldilà dell’ampio parcheggio, una seconda costruzione più recente in pietra e legno. Qui hanno ricavato un grande spazio condiviso al piano terreno per rilassarsi, leggere un libro, giocare a carte, o studiare gli itinerari per il trekking. Una bella scalinata di legno porta alle sette camere del piano superiore, spaziose il giusto, arredate con cura, dotate di bagno, tv satellitare e wifi.

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Tutto è accogliente in questa oasi di resistenza montana che rende vivo un paesino abitato solo da una manciata di residenti. Certo, qualche piccolo sforzo può essere fatto per migliorare ancora. Ad esempio il mio materasso avrebbe potuto essere più comodo, cosa fondamentale quando si torna stanchi da una bella camminata. Ma sono certo che lo hanno pensato e magari sarà una bella sorpresa già alla prossima visita.

A cena troverete due salette calde avvolte nel legno, la parete di pietra, la stufa a legna di una volta, i tavoli ben distanziati. Un piccolo appunto: no ai fiori di plastica come segnaposto, soprattutto se in montagna e se sono stelle alpine. Molto meglio un rametto con le pigne, o i fiori secchi che fanno parte comunque del gradevole arredo della casa.

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A tavola una cucina semplice, ma ben fatta. Si può cominciare con qualche antipasto a cavallo tra Piemonte e Valle d’Aosta, che è lì appena alle spalle del col di Laris, ma bisogna guadagnarsela con una sana sudata di qualche ora. Ecco quindi insalata russa, vol au vent con fonduta, lardo e mocetta. Poi tre scelte tra i primi e altrettante per i secondi. Io ho assaggiato i gustosi plin ripieni di toma con le nocciole e il robusto cinghiale in civet con la polenta arrostita.

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Tra i dolci è curiosa la torta rum e castagne, ottimamente bilanciata tra dolcezza e aromaticità.

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Per bere non fatevi mancare una caraffa di fresca acqua di montagna, ma troverete i vini di Grimaldi e le birre del Regno del Malto di San Giorgio Canavese. Piacevolissime le bionde: la Gran Paradiso Valle Soana, aromatizzata all’erica di montagna e quella appositamente fatta per loro, l’Aquila Bianca dai sentori di miele.

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Ma non siete venuti qui solo per mangiare e bere, anche per rilassarvi e camminare. In questa stagione ad ogni ora troverete il silenzio che sa dare la montagna. È interrotto soltanto dai rintocchi della campana, a dare un senso allo scorrere del tempo, o dal canto del gallo, a ricordare che la vita esiste e continua a farci felici.

Poco oltre Piamprato c’è una big bench e la seggiovia Ciavanassa che sale al rifugio Rosa dei Banchi. Apre soltanto nei weekend estivi e nelle due settimane centrali di agosto, per la gioia degli appassionati di downhill, che trovano cinque piste di discesa di varie difficoltà. Invece la sciovia e il tapis roulant per i principianti dello sci sono chiusi per mancanza di neve.

In un inverno classico qui sarebbe tutto imbiancato, con il baby snow park aperto e l’anello di fondo operativo. In questi giorni invece si può pensare di salire a piedi oltre i 2000 senza difficoltà, o andare decisamente più in alto per guadagnarsi le gioie e le fatiche dello sci alpinismo. In altre stagioni da qui si parte a piedi per la cima della Rosa dei Banchi, o per il rifugio Dondena nella valle di Champorcher, ma non è impossibile da fare anche adesso.

Sopra Campiglia Soana si entra in un paradiso diverso. Appena oltre il paese i resti dello skilift a pertiche La Posa, parzialmente inghiottito dall’avanzare del bosco. Poi il torrente che scende nel ghiaccio, con le lastre di pietra liscia, tra gli abeti e i larici.

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Veniteci al mattino, quando il sole filtra e scalda la vostra passeggiata. Dopo quaranta minuti di cammino il panorama si apre nella meraviglia del Pian dell’Azaria. Conifere, latifoglie, prati, la cascata ghiacciata.

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Un alpeggio di una bellezza sconvolgente persino a gennaio, quando potete solo immaginare le sfumature che il larice assume in autunno, la ricchezza delle fioriture di tarda primavera, l’opulenza dei pascoli estivi.

Alle Grange Barmaion chi ha gambe buone può salire al colle dell’Arietta, sulla cresta di confine. Ma se restate all’Azaria, godetevi la sacralità del luogo, le poche baite sopravvissute, la casa di caccia del Re, la chiesetta del Sacro Cuore, la casetta di legno dall’ingresso introvabile per l’osservazione degli animali selvatici.

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Mario Rigoni Stern era stato qui nel 1940, come istruttore di roccia. Il ricordo di questo luogo, da lui definito “il più bello del mondo” e la speranza di rivederlo lo ha salvato nella ritirata di Russia e durante la prigionia. Così ricorda: «avevo 18 anni, ero innamorato, il paesaggio era così bello e facevo roccia con i miei amici…ero veramente felice».

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Un luogo della memoria senza tempo né età, perché è rimasto oggi come era allora, grazie alla protezione dell’Ente Parco.

Rientrando a Campiglia troverete aperto il Phoenix Chalet, solo se avete scelto il fine settimana. In collaborazione con l’Accademia Nazionale di Mountain Bike organizzano escursioni in bici e trekking a piedi nel parco. Gestiscono anche un piccolo ostello di otto posti letto in paese, una base ideale ed economica per chi ama il trekking.

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È il posto adatto per assaporare una polenta concia come si deve: passata al forno, caldissima, con burro e formaggio di montagna in quantità. Una concessione al colesterolo che fa parte della ricarica che cercate.

Fabrizio Bellone

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